La Cgia di Mestre ha analizzato gli stipendi delle 103 provincie italiane, la nostra risulta al 77 posto
Risultano sempre sconfortanti, ma indicative della realtà, le analisi condotte dalla Cgia di Mestre sul livello delle retribuzioni e le modalità di assunzione.
Emerge il netto divario fra Nord e Sud, nel primo caso i lavoratori percepiscono, in media, una retribuzione giornaliere lorda pari a 101 euro, nel secondo invece ci fermiamo a 75 euro al giorno, con una differenza del 35%.
Nella città di Viterbo, lo stipendio medio mensile si ferma a 17 mila 234 euro, al 77 posto fra le 103 provincie analizzate, la peggiore della Regione (Roma si attesta intorno ai 24 mila euro, Terni 20 mila, Frosinone 19 mila e Rieti 18 mila).
Ma se i Contratti Collettivi applicati sono nazionali con le stesse retribuzioni a parità di mansione come è possibile?
E’ fin troppo semplice l’analisi per cui in alcune città insistono attività produttive più redditizie rispetto ad altre, dietro ad una simile differenza c’è la tipologia di contratti applicata, le ore lavorate e il lavoro irregolare.
L’applicazione di contratti pirata, in particolare nei settori del Terziario come il commercio, le pulizie e il turismo, consentono alle imprese di pagare un dipendente, a parità di mansioni svolte, fino alla metà di un suo collega assunto con i Contratti classici. Gli ultimi rinnovi contrattuali inoltre hanno visto un peggioramento dei diritti e del salario, quasi a voler uniformare al ribasso, invece di portare migliorie.
A questo si aggiunge il lavoro irregolare, le giornate regolarmente segnate sono nettamente inferiori a quelle in realtà svolte. In generale, un anno di lavoro corrisponde a 312 giornate, a Viterbo i datori denunciano una media di 234 giornate l’anno, portando la città nuovamente negli ultimi posti.
Questo mostra come una parte dei lavoratori venga assunto con orari ridotti per poi essere ricattato con gli straordinari, se vuoi fare ore in più e arrivare, così, ad uno stipendio degno, non puoi lamentarti di turni, carichi e mancanza di sicurezza.
A questi si aggiungono tutti coloro, fra agricoltura, badantato, commercio e ristorazione, assunti a poche ore settimanali per poi fargliene svolgere più di 40, il resto, quando viene pagato, è al nero, in contanti. I lavoratori sono così costretti a rinunciare a contributi, malattia, ferie e tfr, tutti calcolati sulle poche ore segnate.
Viterbo vede la maggior parte degli impieghi proprio nei settori più a rischio, agricoltura, commercio, turismo e cura della persona. Come Cobas diffonderemo un manuale sul lavoro nero e grigio, in modo da avere gli strumenti per difenderci e ogni giovedi è attivo lo sportello per chi vive una situazione di sfruttamento e mancanza di diritti sul lavoro.
Cobas Viterbo-Lavoro Privato