La nostra sezione “Cartoline dalla Tuscia” non poteva non ospitare uno dei gioielli della nostra provincia: l’isola Bisentina.
Sbarcare per la prima volta sull’isola rappresenta un sogno realizzato grazie all’opera di restauro avviata dalla famiglia Rovati, proprietaria dell’isola.
Poterla finalmente visitare soddisfa la nostra curiosità, ma in realtà ci offre molto più di questo. Saliti sul battello a Capodimonte o a Bolsena, in pochi minuti ci si avvicina all’isola che ci accoglie con una darsena in stile liberty, sfingi e decorazioni lignee.
La guida turistica ci accompagna in un viaggio nella natura e nel tempo fino al monte Tabor, il punto più alto dell’isola.
Ci addentriamo in un tunnel di allori secolari piantati dai frati che giunsero sull’isola nel 1400.
Proseguiamo tra la vegetazione, superiamo un ponticello su un ruscello che sfocia nel lago e ci ritroviamo davanti ad un leccio incredibilmente grande. Si dice che sia lì da 700, forse mille anni. Federico Gori, artista moderno dell’antica tecnica del “battiloro fiorentino” lo ha ricoperto con un “Vello d’oro”, questo il nome della sua opera, per ridare il giusto splendore ad una pianta in passato demonizzata.
Le 7 cappelle disseminate sull’isola ci accolgono, ci ristorano, ci sorprendono con le opere originali come l’affresco di Benozzo Gozzoli, artista del ‘400, che ritrae la Trasfigurazione, o l’opera moderna di Nina Salsotto che plasmando pietra vulcanica ha creato vasi esposti in una delle cappelle.
Un senso di pace e di appagamento ci assalgono dopo un cammino a tratti intenso, con salite ripide, tra ciottoli e piante, in rigoroso silenzio man mano che ci avviciniamo al monte Tabor, il cui nome, se di origine ebraica, ci ricorda che ci troviamo su quello che dall’alto potrebbe effettivamente apparire come “l’ombelico del mondo”: il lago di origine vulcanica più esteso d’Europa.
Il silenzio non è solo un naturale atteggiamento in luoghi sacri, ma un rispetto doveroso per i veri abitanti dell’isola: i numerosi uccelli acquatici che nidificano nella parte più elevata della Bisentina e la cui tranquillità non va turbata in alcun modo dalla nostra presenza.
La novità assoluta della visita, rispetto all’anno precedente, è certamente la “Malta dei Papi”, il carcere perpetuo citato da Dante Alighieri nel Paradiso (canto IX, vv. 52-54), situato ai piedi del monte Tabor e sul cui fondo si trova una camera ipogea da cui viene diffusa l’installazione sonora “Celestia”, composta dal maestro Roberto Cacciapaglia.
La guida ci illustra la particolare costante nell’architettura locale e nella collocazione in asse di questi monumenti tutti a pianta ottogonale.
I misteri sull’isola non finiscono mai e ci riportano alle parole di Plinio il Vecchio che narrava di un mostro che viveva nelle acque del lago e che possiamo ritrovare in una rielaborazione cristiana accanto ai vari santi raffigurati nelle cappelle.
La nostra visita esplorativa dell’isola Bisentina si conclude con la sensazione di aver visitato un luogo unico ed affascinante che fonde insieme arte, storia, mito, archeologia, religione e natura. Un luogo che merita conoscenza e assoluto rispetto.
Alessia Satta