La storia della dignità, è antica e, di sicuro, può farsi risalire già all’antichità, i riferimenti alla dignità dell’uomo ormai non si contano più e vanno anzi crescendo a ritmi incalzanti, specie nel tempo presente segnato da una spiccata attenzione per i diritti fondamentali, le forme del loro riconoscimento i modi della loro tutela.
È singolare la circostanza per cui si reputa essere ormai una conquista indiscussa, negli ordinamenti di stampo liberaldemocratico, il riconoscimento e la salvaguardia dei diritti di libertà, tanto più si avverte ugualmente il bisogno di mettere i diritti stessi al riparo da minacce assai insidiose e viepiù aggravatesi, specie per effetto dello sviluppo scientifico e tecnologico. Allo stesso tempo, si mostra assai disagevole la messa a fuoco di concetti elementari, quale quello di “diritti fondamentali” o, appunto, di “dignità”, che parrebbero essere di lampante evidenza e che, di contro, quanto più se ne tenti l’approfondimento, tanto più cresce la difficoltà della loro chiarificazione, senza che nondimeno ciò autorizzi a portar acqua al pessimismo senza speranza proprio di certe dottrine che considerano indefinibili i concetti in parola (e, segnatamente, quello di dignità). In questo quadro si identifica molto fedelmente la situazione che purtroppo stanno vivendo Elvira ed Andrea, per i quali, forse troppo presto avevamo esultando per la risoluzione del loro dramma familiare, fatto di un “esilio” forzato, di una quotidianità solitaria e indecente passata in una tenda a condividere attimi di una vita in frantumi.
L’utopia di una soluzione definitiva, di aver trovato una degna dimora dove ricostruirsi una normale routine domestica e familiare e naufragata dinnanzi allo sfacelo in cui sono stati introdotti dall’amministrazione comunale di Viterbo, dove evidentemente è difficile trovare obiettività di giudizio su fatti di rilevanza sociale così sensibili e profondi. Pare evidente in questa vicenda la poca conoscenza del concetto di famiglia, nel suo significato più ampio, considerando comportamenti e tempi di risposta ed intervento nel momento del bisogno più evidente. Conosciamo tutti come la materia della famiglia sia di estrema delicatezza, per gli interessi in gioco, perché ci porta ad entrare nelle vite degli altri, nella vita privata, anche in quella più personale ed intima, e nella vita segreta, con un pesante coinvolgimento emotivo. Le dichiarazioni e le ricostruzioni degli accadimenti occorsi qualche giorno fa, la testimonianza visiva corroborata da fotografie chiare ed emblematiche di ieri, per le quali è doveroso fare un plauso a TusciaWeb e a Daniele Camilli, scolpiscono in maniera ineluttabile l’ennesima svarione di gestione delle politiche sociali viterbesi, le cui evidenti lacune sono ormai lapalissiane, per una condotta ai limiti del comico ed una organizzazione approssimativa delle problematiche altrui, svilendo le aspettative di rinascita di una coppia già di per sé in conclamato stato di fragilità fisica e morale, minandone ulteriormente quella poca dignità ed autostima rimastagli in corpo.
Ciò che, nondimeno, merita di essere messo in chiaro è che la dignità si porta naturalmente da sé oltre gli ambiti materiali in relazione ai quali è espressamente riconosciuta, finendo col proiettarsi in ogni dove e di lasciare ovunque il segno marcato della sua indelebile presenza, del suo bisogno di essere comunque e fino in fondo salvaguardata. Gli stessi riferimenti ad essa espressamente fatti nella Carta Costituzionale Italiana, col carattere frammentario che li connota, rischiano di darne una immagine riduttiva e persino deformante, laddove su di essi solo si appunti l’attenzione, non potendosi in tal modo cogliere la formidabile vis espansiva e pervasiva dell’intero ordinamento e dell’intera esperienza giuridica posseduta dalla dignità. E proprio su questo poggia la richiesta che vogliamo avanzare a coloro che hanno, anzi dovrebbero, essere garanti della dignità delle persone che abitano questa città, che siano di maggioranza o di opposizione, magari una dissertazione, un dibattito promosso dal consigliere Buzzi in sede di consiglio comunale che porti alla luce la concreta disamina dei fatti.
Così facendo magari si arriverebbe ad avere delle risposte, strutturando proposte d’intervento pertinenti, che prendano realmente a cuore la situazione di una coppia allo sbando, e non solo per difendersi da sollecitazioni trasversali, sicuramente non strumentali ma sentite, che assurgano moralmente a monito, utile ad instillare quel senso di decenza ad ascoltare e capire nel profondo le necessità di chi vive vere difficoltà, senza più nascondersi dietro cortine di fumo di pressappochismo, considerando la vita di due persone come un’ allegoria pittoresca, “disegnandoli” come fossero un casale qualunque, diroccato e abbandonato in una landa triste e desolata, nella vana speranza che possa bastare a far tacere le opinioni di chi ha la voglia di farsi sentire e vedere. Elvira ed Andrea…che la forza sia con voi (Star Wars)…e che vi aiuti nella vostra battaglia contro il lato oscuro della forza.
La Tuscia nel Cuore
Viterbo Progetto Futuro