Martedì scorso doppia presentazione del suo libro “C’era una volta la ‘ndrangheta” per gli studenti di Viterbo e provincia.
Martedì scorso è stato accolto nell’aula magna del Liceo delle scienze umane e musicale “Santa Rosa” di Viterbo un amico della rete “G. Falcone”: Tiberio Bentivoglio, “testimone di verità”, come egli stesso ama definirsi, piuttosto che “testimone di giustizia”.
L’incontro, organizzato dalla rete “G. Falcone”, che riunisce 21 istituti tra superiori e comprensivi della provincia di Viterbo, tutti impegnati nella diffusione della cultura della legalità, ha visto Bentivoglio protagonista di una doppia presentazione del suo ultimo libro “C’era una volta la ‘ndrangheta – Ricordi e desideri di un uomo che l’ha conosciuta”.
Il primo turno (dalle 9 alle 11) ha interessato delegazioni delle scuole viterbesi: erano presenti alunni del “Paolo Savi”, dello scientifico “Ruffini”, dell’Istituto tecnico economico e finanza e marketing “Dalla Chiesa”, del classico “M. Buratti” e del “F. Orioli” di Viterbo.
I circa 90 alunni del primo turno sono stati poi avvicendati, per il secondo turno (11-13), dagli alunni interni del liceo “Santa Rosa”.
Entrambi gli incontri hanno riscosso profondo interesse da parte dei ragazzi che, pur di differenti età, sono stati non solo attenti, ma profondamente partecipi della storia di vita di un “resistente” che non ha avuto “coraggio”, come ama ripetere Tiberio, ma quella “forza” (sua e della sua famiglia) indispensabile per dire, allora come oggi, no alla mafia, ai suoi condizionamenti e soprattutto no allo scempio che la ‘ndrangheta produce nell’intera società civile.
Nella sua narrazione diretta, schietta e senza artifici linguistici, Tiberio ha fatto rivivere le pagine della sua vita, che da inchiostro sono divenute azioni e storie di un nonno e suo nipote che, meravigliato, chiede di ascoltare il racconto di che cosa la ‘ndrangheta fosse e di che cosa l’abbia fatta scomparire nel 2030, tempo del racconto.
Tanti i passaggi di vita vera per cui dobbiamo ringraziare Tiberio e la sua famiglia, per aver sempre ricominciato dopo i numerosi attentati al suo negozio e a lui personalmente, per non aver mai voluto abbandonare la sua terra e soprattutto per il suo splendido esempio di giustizia e di forza morale che, come spesso egli stesso ha scritto, ha resistito e ancora resiste a certe parti e apparati dello Stato, che di giustizia ed equità certo non possono dirsi garanti.
Riassume Tiberio la sua condizione attuale: “testimone di verità, in attesa di giustizia”. Noi però vogliamo ribadire, come riscontrato nel corso dell’evento, che giustizia egli ha riscosso, dal momento in cui può muoversi a testa alta per la sua terra e guardare negli occhi coloro che lo credevano ricattabile, debole e al loro servizio.
Grazie Tiberio, esempio di verità e legalità per tutti noi.