Se la guerra provoca disastri e lacerazioni, l’industria bellica non è meno pericolosa e subdola, essendo coperta dal segreto militare. È il caso della cosiddetta Chemical City, una zona adiacente al Lago di Vico, nella provincia di Viterbo, la cui storia, iniziata lo scorso secolo, continua a manifestare il suo carico di pericolosità ambientale e, di conseguenza per la salute di persone, fauna e flora, in assoluto silenzio e, ancor peggio, senza una pianificazione a breve termine di una bonifica totale e risolutiva dell’area interessata.
Dalla fine del secondo conflitto mondiale, infatti, quello che era un centro di produzione e di deposito di armi chimiche in piena attività negli anni Trenta, ma utilizzato come centro di stoccaggio di bombe al fosforo provenienti da altre aree del paese fino agli anni Cinquanta, ha dovuto aspettare il 1996 per la prima operazione di bonifica, effettuata in assoluto segreto, tranne il fatto che un incidente (fortunatamente senza conseguenze) ne ha rivelato a tutti l’esistenza.
Queste furono seguite da altre operazioni nel decennio successivo, per rimuovere ordigni che hanno determinato, tra l’altro, un’alta concentrazione di arsenico e metalli pesanti in prossimità dell’invaso naturale che, come è noto, costituisce la riserva idrica di ben due comuni della provincia di Viterbo, Ronciglione e Caprarola, ed indispensabile per le attività produttive della zona.
Dello stato della struttura, ancora in piedi, costituita da edifici fatiscenti con cisterne e laboratori sotterranei, tuttavia, non si conosce lo stato reale e, soprattutto, nessuna certezza rispetto ai tempi necessari per una totale bonifica dell’area. In questo momento, infatti, è nuovamente in corso una bonifica militare, che proseguirà a più riprese per tutto l’anno in corso.
A questa, dovrà necessariamente seguire una bonifica ambientale di grandi proporzioni, visto che la contaminazione del terreno, avvenuta in più punti, ha generato alte concentrazioni di sostanze pericolose e velenose, tra cui l’arsenico e derivati degli idrocarburi utilizzati negli anni come diserbanti.
Mario Mengoni, Sindaco del Comune di Ronciglione, ha già chiesto alle autorità centrali competenti di provvedere alla bonifica ambientale almeno in quelle zone dove è stata già conclusa l’operazione militare di sgombero e bonifica, vista l’entità e l’urgenza che la bonifica ambientale stessa comporterà, al fine di ridurre i tempi complessivi necessari per ripristinare l’area e restituirla al territorio e ai suoi abitanti. Si parla tanto di sostenibilità ambientale ma, al di fuori dei proclami e della demagogia, quando un territorio denuncia l’urgenza di azioni risolutive, come nel caso dell’area su cui insiste la cosiddetta Chemical City, i tempi e i modi per attuare la necessaria serie di azioni atta a renderla effettiva, non si intravedono, né nelle intenzioni né nei fatti, con ulteriori rischi per l’ambiente e la popolazione oltre quelli già subiti nel silenzio del segreto militare. Il carico di veleni residuali delle attività del secolo scorso, invece, richiedono urgenza e tempestività.
Sinistra Italiana, quindi, attraverso le sue componenti territoriali sta disponendo un’interrogazione da rivolgere alle autorità competenti da presentare in tutte le sedi istituzionali attraverso i suoi rappresentanti in Regione e in Parlamento. Non è ammissibile che una questione del genere resti ancora per chissà quanti anni taciuta e irrisolta, specialmente quando le forze politiche attirano l’opinione pubblica con proclami ambientalisti vuoti e di facciata, evitando di affrontare e risolvere questioni che non fanno clamore, ma che minacciano significativamente la salute di ambiente e persone in un’area vasta e sensibile come quella del Lago di Vico.
Sinistra Italiana Viterbo