Aveva avvicinato una donna anziana, con il solito inganno del nipote che aveva contratto un importante debito: lo schema è sempre lo stesso, e l’epilogo, purtroppo, il più delle volte anche. La 74enne residente a Nepi aveva risposto alla telefonata attraverso cui i malfattori, presentandosi come sedicente direttore dell’ufficio postale, la informavano del debito da saldare e poi, simulando la voce del nipote, l’avevano fatta convincere dal ragazzo del fatto che la madre – ossia sua figlia – fosse stata portata via dai carabinieri.
L’anziana donna, colta dalla paura e dalla confusione, aveva consegnato senza battere ciglio monili in oro e bancomat con relativo pin, credendo di salvare così l’inimmaginabile situazione in cui lei e i suoi cari erano inaspettatamente piombati. Ma constatato l’inganno di cui era rimasta vittima, la donna aveva denunciato tutto ai carabinieri, che immediatamente avevano fatto scattare le attività di indagine. Attraverso le immagini tratte dal sistema di videosorveglianza comunale e un’analisi accurata, fotogramma dopo fotogramma, i militari erano inizialmente risaliti alla targa, che dagli accertamenti conseguenti era risultata oggetto di lungo noleggio e di una serie di sub-noleggi, tutti passaggi che, ricostruiti con pazienza, hanno portato al nome dell’ultimo della serie.
Ed è così che è stato individuato un 70enne di Napoli che, escusso dai carabinieri, è più volte caduto in contraddizione, facendo scattare il deferimento a suo carico per truffa.
Presunzione di innocenza
Il soggetto indagato è persona nei cui confronti vengono fatte indagini durante lo svolgimento dell’azione penale; nel sistema penale italiano la presunzione di innocenza, art 27 Costituzione, è tale fino al terzo grado di giudizio e la persona indagata non è considerata colpevole fino alla condanna definitiva.
Il presente comunicato viene autorizzato dalla Procura della Repubblica di Viterbo atteso l’interesse pubblico alla divulgazione della notizia.