Come in altre città italiane anche a Viterbo ieri pomeriggio si è tenuto un presidio contro la conversione in legge del Decreto Cutro organizzato da Arci Viterbo e Arci Solidarietà Viterbo Impresa Sociale. La giornata di mobilitazione nazionale è stata indetta dalle organizzazioni che hanno firmato l’appello «Invertire la rotta». A Viterbo, oltre agli organizzatori erano presenti in piazza AUCS Onlus, la Casa dei Diritti Sociali della Tuscia, la CGIL di Viterbo, la UIL, l’associazione Sulla Strada di Orte, il circolo Arci La Poderosa di Vasanello, la Rete Studenti Medi, l’associazione Erinna, i Giovani Democratici, il Comitato di Lotta di Viterbo e il Tavolo per la Pace.
La delegazione delle organizzazioni che è stata ricevuta dal prefetto di Viterbo Antonio Cananà ha esposto le ragioni della protesta: la limitazione della protezione speciale farà scivolare molte persone nell’illegalità aumentando l’insicurezza, tanto per chi è direttamente coinvolto quanto per la società. Molte persone non potranno più accedere a un lavoro regolare, al diritto all’abitare e, non potendo più iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale, al diritto alla salute; e colpite in modo più duro saranno le persone più vulnerabili.
Al contrario di quanto viene affermato, la protezione speciale, non è un “lusso” italiano ma in molti Stati europei esistono forme di protezione complementare . Le organizzazioni hanno evidenziato forte preoccupazione per le conseguenze che il decreto determinerà sia sulla vita delle persone in termini di esercizio dei diritti fondamentali che dal punto di vista sociale lasciando ancora una volta al contenzioso il compito di risolvere l’evidente contrasto della normativa con la nostra Carta Costituzionale. Nel frattempo continueranno i naufragi nel Mar Mediterraneo.