Con il libro Suor Giacinta Marescotti, al secolo Clarice. Da nobildonna a monaca, è stato aggiunto un nuovo ed importante tassello alla ricostruzione storica della figura di Santa Giacinta compatrona di Vignanello. Lo scorso 27 gennaio l’opera è stata presentata nella chiesa Collegiata di Vignanello dagli autori Francesca Giurleo e Maurizio Grattarola, con un approfondimento tematico da parte di Maria Cristina Bigarelli e di don Roberto Baglioni.
Gli interventi dei quattro relatori hanno scandagliato sotto ogni profilo la figura di Santa Giacinta, restituendoci l’immagine di una donna che, pur vivendo nel XVI secolo, ha affrontato le difficoltà della vita con una tale determinazione da farla sembrare una donna moderna.
Gli Autori hanno inquadrato la figura di Suor Giacinta sotto il profilo storico e biografico, percorrendo le tappe fondamentali del vissuto della donna sia nel periodo della felice infanzia trascorsa a Vignanello nel Palazzo Ruspoli, sia nel triste periodo dell’esilio della famiglia a Roma, sia infine negli anni della sofferta e lenta trasformazione interiore passati nel monastero di San Bernardino a Viterbo. Il racconto delle vicende, dalle lotte tra feudatari alla delusione d’amore di donna Clarice, ha la forma e il contenuto di un saggio storico, non di un romanzo; infatti niente è frutto dell’invenzione, ma la narrazione si basa sulla documentazione d’archivio, come bene hanno precisato gli Autori.
L’approfondimento di Maria Cristina Bigarelli, esperta dell’argomento, vede Clarice non come una ribelle, ma come una ragazza che sognava la sua vita e che ha subito un trauma profondo quando sua sorella sposò l’uomo che lei amava. La vita della Santa è poi stata tale da diventare emblema del cambiamento della Chiesa, sempre più rivolta ai bisogni reali dell’uomo. Bigarelli ha apprezzato del volume in modo particolare la rappresentazione della vita vera, reale, non apologetica, del personaggio, cosicché ognuno possa trarre un insegnamento per sé.
Il dolore salvifico della santità è stato infine il tema del teologo don Roberto Baglioni, il quale ha intravisto nella figura di Santa Giacinta non una trasformazione dovuta solo a vicende terrene, per quanto tristi o traumatiche, bensì la maturazione di un’idea, di un sentimento, di una Voce già presenti dentro di lei e che, attraverso la sofferenza, sono maturati per poi sbocciare nella santità.
Secondo il noto studioso don Roberto Baglioni, la spiritualità del cristiano non è infatti da considerare come sofferenza fine a sé stessa, ma come sofferenza salvifica perché nella Croce c’è anche Gesù Cristo, cioè nella Croce c’è la morte ma anche la vita.
Durante la presentazione del libro su Santa Giacinta, è intervenuta donna Claudia, sua discendente, la quale ha conferito un tocco di ulteriore realismo e attualità alla trattazione dell’argomento, poiché ha raccontato di come nel Palazzo Ruspoli lei stessa abbia rinvenuto le lettere che la Santa scriveva a sua madre.
Pierina Pelliccioni