L’8 marzo deve essere l’occasione per accendere i riflettori sulle condizioni lavorative delle donne, più esposte a sfruttamento e mancanza di tutele fino a vere e proprie molestie e ricatti sessuali.
Sfiorano i 2 milioni le donne che dichiarano di aver subito avance, ricatti e vere e proprie molestie sul luogo di lavoro che sia una proposta per il già meritato avanzamento di carriera o “le attenzioni” ogni volta che si pulisce l’ufficio del superiore.
Nella città di Viterbo la situazione non è migliore, i contratti più precari e a meno ore sono riservati proprio alle donne, costringendole ad ore supplementari e a richieste di favori ai datori per riuscire a mettere insieme uno stipendio dignitoso.
Il Commercio, ad alto tasso di occupazione femminile, è uno dei settori più esposti. Le lavoratrici, rispetto ai colleghi, sono assunte con contratti part time e a tempo determinato. Le ore in più svolte non vengono mai pagate, perché fatte recuperare nei periodi di minore intensità. Così le tutele maggiori in caso di maternità sul lavoro domenicale e notturno sono completamente ignorate, come se fossero a libera concessione dell’azienda e non diritti garantiti.
Allo stesso modo le lavoratrici delle pulizie e delle mense operano sotto cooperativa, in continui cambi d’appalto con pochissime ore settimanali per una busta paga che a volte non arriva alle 200 euro mensili. Effettuare ore in più, nel tentativo di avvicinarsi allo stipendio da soglia di povertà, significa pregare il datore che usa il suo potere perché altrimenti “sono meglio più teste con meno ore che meno teste con più ore”.
Il lavoro viene svolto la mattina presto o la sera, da sole in uffici e caserme vuote, esposte al rischio di infortunio o abuso senza poter chiedere aiuto in tempo.
Il lavoro di cura vede l’apice dello sfruttamento per le lavoratrici, chiuse in casa per 24 ore al giorno con contratti che ne prevedono 5.
Spesso le badanti sono di origine straniera e vengono praticamente segregate negli appartamenti senza nessun giorno di riposo, controllate con telecamere. Nella scusa di vegliare sul parente assistito, le lavoratrici vengono private di diritti e dignità e, in alcuni casi, assediate sessualmente o dalla persona assistita o da un loro familiare.
Qualsiasi riferimento al genere, all’aspetto esteriore o alla vita sentimentale negli annunci di lavoro o nei colloqui pre assunzione è illegale, eppure assistiamo continuamente al contrario.
Dobbiamo essere di bella presenza, con abiti succinti e scollati, per sopportare commenti battute e pacche. Oppure veniamo interrogate sulla nostra vita di coppia, sulla volontà di avere o no figli o se siamo disposte a fare tutto per la nostra carriera, perché proprio da qui si vede quanto ci teniamo.
La cultura patriarcale, cosi come quella razzista, è lo sfruttamento dell’altro per raggiungere il massimo profitto per se stessi, un’arma usata da datori e padroni contro i lavoratori che siano donne o uomini, italiani o migranti.
Usb Viterbo