Dopo 6 anni dall’uscita dell’ultimo Avviso Pubblico del Piano di Sviluppo Rurale del Lazio (PSR), che dava la possibilità alle aziende agricole di ottenere contributi a fondo perduto sugli investimenti finalizzati allo sviluppo della multifunzionalità aziendale, con Determinazione n.G08096 del 09/06/2023 è stato approvato e pubblicato il nuovo bando di finanziamento con cui le aziende agricole possono beneficiare di un contributo per la diversificazione delle loro attività.
Nello specifico le aziende potranno optare per investimenti in diversi settori, quali l’avvio e lo sviluppo dell’attività agrituristica, la trasformazione e la vendita diretta dei propri prodotti, lo svolgimento di altri servizi multifunzionali quali “fattoria didattica”, “agricoltura sociale”, enoturismo ed olioturismo, o altre attività ricreative, culturali, sportive, riconducibili anche ad ippoturismo e attività escursionistiche, finalizzate alla valorizzazione e alla conoscenza del territorio e del patrimonio rurale.
La dotazione finanziaria è di 12 milioni di euro e le domande potranno essere presentate con le modalità previste dal bando pubblico entro il giorno 11/09/2023.
Con la riapertura di questo bando, il primo tra i bandi strutturali ad essere pubblicato dall’Amministrazione Rocca, si cerca di dare ossigeno ad un territorio vocato al settore agrituristico, come la Tuscia.
Per 6 lunghi anni, in parte di questo territorio, come in altri territori regionali e tante filiere produttive, la politica agricola è apparsa quasi completamente incentrata sul sostegno, spesso eccessivo e poco giustificato, del solo settore delle nocciole, sulla spinta dell’accordo del maggio 2015 tra la Regione Lazio, l’industria dolciaria Ferrero e Ismea, per la coltivazione di 10.000 ettari di nuovi noccioleti.
Una pagina della politica agricola regionale, quest’ultima, non proprio esaltante e da voltare il prima possibile, dando il giusto appoggio ad altri settori produttivi di eccellenza come l’olio extravergine di oliva, gli allevamenti ovini e bovini, e le stesse imprese agrituristiche, che in molti casi non hanno nulla da invidiare a quelle più blasonate di Umbria e Toscana.