Un appuntamento davvero emozionante quello di Nicola Gratteri a Bagnoregio. Il magistrato, uomo simbolo della lotta alle mafie, ha incontrato il pubblico di Civita Luogo del Pensare al Belvedere che l’amministrazione di Bagnoregio ha voluto intitolare a Falcone e Borsellino.
Una testimonianza quella di Gratteri, intervistato dal giornalista del Tg2 Giuseppe Malara, che ha lasciato in silenzio i presenti. La sua storia è sicuramente uno dei più grandi esempi di coraggio del Paese. Negli anni ’90 Gratteri ha diretto inchieste sui legami tra ‘ndrangheta, politica, massoneria e sul traffico di droga e armi. Forte il suo impegno al servizio dei giovani, nella convinzione che la loro educazione possa essere l’elemento strategico per la vittoria dello Stato sulle mafie. Il 21 giugno del 2005 il Ros dei Carabinieri ha scoperto nella piana di Gioia Tauro un arsenale di armi: un chilo di plastico, un lanciarazzi, diversi kalasnikov e bombe a mano; che sarebbe potuto servire per un attentato ai danni del magistrato. Nel 1993 è sfuggito a tre attentati, organizzati nel giro di tre settimane.
“Nulla è sacrificio se uno è convinto che quello che fa serve”. Questa la frase con cui Gratteri ha voluto commentare il suo lavoro di questi anni e la sua vita sotto scorta. Negli anni ha maturato una conoscenza importante soprattutto della natura e delle modalità di azione dell’ndrangheta che ha voluto raccontare anche in diversi libri: “‘Ndrangheta. Le radici dell’odio”, “Fratelli di sangue”, “La mafia fa schifo. Lettere di ragazzi da un paese che non si rassegna” e “La Malapianta” sono solo alcuni dei suoi saggi più popolari.