Questa è l’ultima occasione, per la charity di avvocati ambientalisti ClientEarth e per l’associazione Lipu, per ottenere la condanna delle autorità competenti a conformarsi alle misure previste dalle direttive europee e scongiurare conseguenze devastanti sul lungo periodo.
Non si ferma l’azione legale di ClientEarth e Lipu in difesa del territorio del Lago di Vico e della popolazione dei comuni di Ronciglione e Caprarola, in Provincia di Viterbo. Si tratta dell’ultima possibilità, dal punto di vista dell’iter giuridico, per chiedere la condanna della Regione Lazio, delle autorità responsabili della gestione idrica e dei Comuni di Ronciglione e Caprarola ad attivarsi con urgenza per mettere mano ad una situazione che, oltre a non essere conforme alle normative vigenti, desta grande preoccupazione. Le coltivazioni intensive che caratterizzano la zona – e in particolare quella delle nocciole – hanno infatti già causato enormi danni: le conseguenze sul lungo periodo sarebbero devastanti.
A seguito delle sentenze emesse il 3 febbraio dal TAR del Lazio, ClientEarth e Lipu hanno deciso di impugnare quelle relative ad ‘Acqua Potabile’ e ‘Conservazione degli Habitat’ e di fare appello in secondo grado al Consiglio di Stato, come notificato ieri alle amministrazioni. Il giudice amministrativo aveva infatti liquidato i ricorsi su questi temi, adducendo ragioni meramente formali, riguardanti aspetti di carattere procedurale, peraltro opinabili, e che non entrano nel merito delle questioni.
Il giudice si era invece espresso in modo concorde sul tema ‘Nitrati’, imponendo alla Regione Lazio di pronunciarsi in materia. La risposta è arrivata ieri: a seguito della sentenza del 3 febbraio, Regione Lazio ha dichiarato l’intenzione di istituire una ‘Zona Vulnerabile ai Nitrati’ – provvedimento che dovrebbe prevedere regole più severe per l’utilizzo di fertilizzanti nell’area e l’adozione di pratiche agricole adeguate.
Se tutto ciò venisse implementato sarebbe un primo passo, molto importante ma non sufficiente: la piena tutela della zona del Lago di Vico e della salute degli abitanti dei Comuni limitrofi può essere raggiunta solo se leggi e normative vengono rispettate nel loro complesso.[1] Ragione per cui ClientEarth e Lipu hanno deciso di portare avanti questa azione legale, impugnando le sentenze negative.
“Salvaguardare il sito significa tutelare efficacemente la biodiversità lacustre, mentre per garantire l’approvvigionamento di acqua potabile è necessario predisporre e attuare un adeguato piano di contrasto alla presenza di inquinanti” ha dichiarato Francesco Maletto, giurista di ClientEarth esperto di diritto dell’ambiente e della biodiversità. “Le sentenze emesse dal TAR del Lazio che rigettano i ricorsi presentati a ottobre sono a nostro parere infondate e denotano la mancata volontà di affrontare questi temi, che sono però di vitale importanza per il territorio e i suoi abitanti. Le autorità regionali e locali stanno fallendo nell’esercitare il ruolo di custodi delle aree a loro affidate, danneggiando il sito naturale del Lago di Vico e mettendo a rischio la salute dei cittadini e dell’intera comunità. Se il Consiglio di Stato non si pronuncerà in modo favorevole, le conseguenze sul lungo periodo saranno devastanti ”.
Sono da tempo notizie ricorrenti nelle cronache viterbesi sia il processo di eutrofizzazione che interessa il Lago di Vico che la non potabilità dell’acqua del servizio idrico dei Comuni di Ronciglione e Caprarola. La causa è da ricercare principalmente nelle alghe rosse che fioriscono in determinati periodi dell’anno e tolgono ossigeno al lago, rendendo sempre più difficile la sopravvivenza della flora e della fauna, e rilasciano sostanze chimiche cancerogene e tossiche, che non possono essere rimosse mediante processi di purificazione.
Responsabili del sovraccarico di nutrienti che favorisce la presenza delle alghe sarebbero i fertilizzanti utilizzati nelle aree agricole che circondano il lago caratterizzati per lo più dalla coltivazione intensiva delle nocciole – le piantagioni coprono infatti più di 21.700 ettari nella regione, presentandosi lungo le sponde del Lago di Vico come una monocultura.
La situazione è documentata da numerosi studi, che confermano l’urgenza di agire per scongiurare l’aggravarsi di una situazione già oggi preoccupante, così come l’inadempienza nell’ottemperare agli obblighi previsti dalle direttive nazionali ed europee da parte della Regione Lazio, delle autorità responsabili della gestione idrica e dei Comuni di Ronciglione e Caprarola.
Forti degli studi in loro possesso, gli avvocati ambientalisti della charity ClientEarth, insieme a Lipu, hanno deciso di non fermarsi davanti al giudizio ottenuto dopo i ricorsi di primo grado ma di fare appello al Consiglio di Stato, per obbligare le autorità competenti ad adottare le necessarie misure per salvaguardare la salute dei cittadini, nonché le acque del lago e la conservazione del sito naturale.
Federica Luoni, responsabile Agricoltura della Lipu, ha dichiarato: “I target delle strategie europee, Biodiversità al 2030 e Farm to fork, ci chiamano a ridurre il nostro impatto sulla biodiversità e sul clima. L’agricoltura, nella sua forma più intensiva, con le monocolture come modello da perseguire, rimane uno dei maggiori driver negativi e dunque occorre che le amministrazioni prendano tutti i provvedimenti necessari. Le alternative possibili esistono e occorre solo metterle in pratica”.
Rimane infine ancora pendente il quarto ricorso presentato lo scorso ottobre, sempre legato al tema dell’acqua potabile, che il giudice aveva deciso di discutere separatamente e i cui esiti sono attesi a breve.
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NOTE
Le motivazioni
ClientEarth e Lipu affermano che, ai sensi della normativa dell’Unione Europea, la Regione Lazio non ha adottato le misure necessarie per evitare il degrado degli habitat protetti nel sito Natura 2000 – Lago di Vico a causa degli impatti provocati dalle attività agricole intensive del territorio.
Le autorità della Regione Lazio sono state richiamate per non aver identificato l’area come zona vulnerabile ai nitrati, nonostante la grave eutrofizzazione in atto nel lago.
Secondo ClientEarth e Lipu, anche i comuni di Ronciglione e Caprarola avrebbero dovuto fare di più per evitare l’aumento dell’inquinamento del lago, fonte di acqua potabile.
Il contesto
Enti e associazioni locali segnalano da tempo la necessità di un cambio di passo nei metodi agricoli prevalentemente applicati nella zona – in primis quello dell’agricoltura intensiva e ancor più della monocoltura.
La produzione di nocciole, attività storicamente redditizia, è aumentata in tutto il Lazio negli ultimi 50 anni. La regione è stata in anni recenti coinvolta anche nel ‘Progetto Nocciola Italia’, nato in seno al Gruppo Ferrero attraverso la controllata Ferrero Hazelnut Company.
Nell’intento di garantire alla produzione del colosso dolciario un approvvigionamento di nocciole coltivate prevalentemente in Italia, il progetto ha come obiettivo quello di aumentare gli ettari dedicati alla coltivazione del nocciolo del 30% entro il 2025.
A questo proposito è importante sottolineare che l’impatto ambientale e sanitario della coltivazione intensiva di nocciole si registra anche in altri bacini lacustri dell’Alto Lazio: caso noto è quello del Lago di Bolsena.
Il contesto giuridico
Giugno 2022: ClientEarth e Lipu hanno inviato lettere di diffida alle pubbliche amministrazioni della Regione Lazio e ai Comuni di Ronciglione e Caprarola, nonché alle Autorità del Servizio Idrico e alla AUSL di Viterbo, chiedendo il rispetto delle normative nazionali e dell’Unione Europea. Le risposte ricevute, secondo ClientEarth e Lipu, sono state parziali e insoddisfacenti: le preoccupazioni sulla qualità dell’acqua potabile non sono state adeguatamente affrontate dalle autorità competenti.
11 ottobre 2022: i ricorsi sono stati notificati alle pubbliche Amministrazioni al fine di dare avvio alla fase giudiziale avanti al TAR Lazio.
11 gennaio 2023: si è tenuta l’udienza di discussione a Roma: il giudice ha deciso di discutere congiuntamente tre dei quattro ricorsi presentati e di trattare separatamente il quarto.
3 febbraio 2023: il TAR del Lazio ha emesso le sentenze sui primi tre ricorsi. Il giudice amministrativo ha imposto alla Regione Lazio di pronunciarsi in merito all’istituzione di una ‘Zona Vulnerabile ai Nitrati’ entro 90 giorni, mentre ha rigettato i ricorsi sui temi ‘Habitat’ e ‘Acqua Potabile’.
2 maggio: è stata notificata alle amministrazioni la decisione di impugnare le sentenze di cui sopra facendo appello al Consiglio di Stato. Nella stessa giornata, dando seguito alla sentenza del 3 febbraio, la Regione Lazio ha ufficializzato la decisione di istituire una ‘Zona Vulnerabile ai Nitrati’.
Le misure ambientali protettive
ClientEarth e Lipu chiedono alle autorità di rispettare le norme ambientali dell’UE e di introdurre le seguenti misure:
· identificare il Lago di Vico come una ‘zona vulnerabile ai nitrati’ in quanto particolarmente vulnerabile ai processi di eutrofizzazione;
· adottare tutte le misure necessarie per prevenire la proliferazione delle alghe come indicato nella direttiva sull’acqua potabile;
· adottare misure adeguate per contrastare il degrado degli habitat protetti nel sito Natura 2000 Lago di Vico in linea con gli obblighi previsti dalla Direttiva Habitat.
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