Il comitato contro il fotovoltaico selvaggio di Montalto e Pescia Romana accoglie con attenzione lo studio presentato da Althesys in collaborazione con la European Climate Foundation, intitolato “Paesaggio e rinnovabili, una convivenza possibile”, i cui risultati sono stati illustrati oggi presso la sede del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) a Roma. Lo studio analizza la compatibilità tra la diffusione delle energie rinnovabili e la tutela del paesaggio, evidenziando un impatto nazionale considerato “modesto” delle rinnovabili sui terreni agricoli, pari allo 0,15% della superficie agricola utilizzata. Tuttavia, ci sentiamo in dovere di precisare che questi dati non rappresentano la realtà della Tuscia, dove si vive una situazione drammaticamente diversa. Il nostro territorio è stato oggetto di una vera e propria invasione di impianti fotovoltaici, con un impatto che va ben oltre le stime nazionali. Montalto di Castro è diventata la capitale italiana del fotovoltaico, con centinaia di ettari di terreni agricoli trasformati in parchi fotovoltaici. Lo studio di Althesys, che pure evidenzia il modesto impatto medio delle rinnovabili sul suolo agricolo a livello nazionale, non tiene conto delle gravi disparità territoriali. Nella Tuscia, l’installazione massiva di impianti ha stravolto il paesaggio e compromesso l’economia locale, nonostante il territorio abbia già superato l’80% degli obiettivi energetici fissati a livello nazionale.
Il rapporto evidenzia il potenziale dell’agrivoltaico per mitigare l’impatto sul territorio, stimando un risparmio del 70% delle superfici coinvolte. Pur condividendo la necessità di integrare produzione energetica e uso agricolo, ribadiamo che questo approccio deve essere applicato con criterio e regolamentato, evitando di agire su territori già abbondantemente sfruttati, come la Tuscia.Ribadiamo che non siamo contrari alla transizione ecologica né alle energie rinnovabili, ma essa deve essere pianificata con equità e rispetto per le comunità locali. Chiediamo che gli enti competenti, a partire dalla Regione Lazio e dal Governo, adottino criteri più stringenti per evitare ulteriori danni al nostro territorio. Il nostro appello è chiaro: la Tuscia non è uno 0,2%. È un territorio che ha dato molto alla transizione energetica del Paese e che merita di essere tutelato. Continueremo a far sentire la nostra voce in ogni sede, con l’obiettivo di garantire un futuro sostenibile, equo e rispettoso delle identità locali.