Suo il murales celebrativo, D) Marco, come è nata l’idea di realizzare un murales all’interno di uno degli squarci ambientali più suggestivi della Riserva Naturale Monte Rufeno?
R) La conosco relativamente da poco pur non abitando lontano (vivo e lavoro a Roma) e girando in natura da tanti anni. Ho cominciata a conoscerla grazie ad un mio amico: il giovane aspirante ornitologo Francesco Barberin. Dapprima siamo entrati nel meraviglioso bosco del Sasseto per poi passare alla collaborazione con la Cooperativa l’Ape Regina la quale ha riportato a nuova vita il casale Sant’Antonio a Torre Alfina. Ci siamo quindi detti perché non realizzare un murales naturalistico proprio qui nell’anno in cui l’area protetta compie 40 anni ? Abbiamo proposto l’idea al Direttore Massimo Bedini che la ha accettata e sostenuta. Quindi in un punto bellissimo e suggestivo che si affaccia sulla valle del fiume Paglia e davanti a Monte Rufeno è nato questo dipinto. Che un po’ descrive ed un po’ lascia immaginare il posto in cui si trova.
D) Che cosa rappresenta e quale messaggio vuole inviare?
R) Sullo sfondo ho dipinto quello che si vede dal punto in cui si trova il murales. Per indicare quello che abbiamo davanti : Monte Rufeno e poi il Monte Amiata. In primo piano in basso c’è quello che si potrebbe vedere e cioè alcuni abitanti della Riserva: il lupo, il capriolo, un’orchidea selvatica e altre specie che protegge , ha protetto e proteggerà. Il messaggio è che grazie alla conservazione della natura noi oggi possiamo godere di posti unici al mondo popolati d animali e piante meravigliose. Conservare e proteggere è un lavoro duro e complicato. Dobbiamo unirci a questo sforzo e sostenerlo perché da esso dipende la possibilità che in futuro che verrà dopo di noi possa emozionarsi ascoltando l’ululato dei lupi e osservare il volo di caccia del biancone (un grande rapace con due metri di apertura alare). Dalla conservazione dipende la possibilità di lasciare un mondo migliore di quello che abbiamo trovato.
D) Vogliamo brevemente ripercorrere le tappe più importanti della sua carriera?
R) Mi reputo fortunato a poter disegnare la natura ed è una cosa che faccio per lavoro e per passione da oramai quasi trent’anni. Potrei elencare premi, mostre e pubblicazioni, le centinaia di illustrazioni realizzate per Enti pubblici e privati in Italia ed in Europa ma mi rendo conto che i miei veri grandi successi sono stati i momenti vissuti sul campo a disegnare, o solo anche ad osservare un animale o una pianta. E spesso penso forse che il disegno naturalistico è solo un pretesto per arrivare a poter vivere questi momenti. Le tappe importanti le identifico con gli incontri con tanti amici e colleghi non solo del campo dell’arte naturalistica, ma anche biologi, naturalisti, fotografi, o semplici appassionati, molti di questi incontri sono stati dei punti di svolta e mi hanno spinto e sostenuto durante il cammino. Grazie ai successi e alle tappe sono ancora qui ad aver voglia di godere dei momenti unici che la natura mi regala.
D) Che cosa si porta dietro dall’esperienza vissuta nel territorio altoviterbese?
R) Dover per forza di cose dipingere sul posto come anche la possibilità di stare al casale Sant’Antonio (a 50 metri dal murales) mi hanno dato l’opportunità di vivere per diversi giorni in un bosco immerso in un paesaggio incredibile dall’alba al tramonto. Quando sollevavo la testa dal pennello vedevo ogni volta uno spettacolo diverso, la cui colonna sonora erano i canti degli uccelli, i picchi e vari passeriformi di giorno e gli allocchi la sera, i caprioli che passavano nelle vicinanze senza apparentemente curarsi della mia presenza, le volpi che abbaiavano in lontananza. L’ambiente naturale quindi, sicuramente, ma mi sono anche portato dietro gli incontri con tanti amici, persone curiose o turisti che mi hanno fatto visita e tenuto compagnia mentre dipingevo. “Ah, ma c’è anche il lupo qui ?” “Si! Ho risposto orgogliosamente”.