Domenica 5 marzo 2023, su invito della Diocesi, Cavalieri e Volontari della Delegazione di Viterbo – Rieti, hanno partecipato alla Celebrazione del “Dies natalis” di Santa Rosa presieduta da S.E. Il Vescovo Orazio Francesco Piazza.
La ricorrenza ricorda, per la Chiesa il Transito della Patrona di Viterbo, avvenuto il 6 marzo del 1251. Quest’anno, dopo il fermo imposto dalla pandemia da Covid -19, è tornata anche la tradizionale processione dalla chiesa della Crocetta, dove il corpo della Santa era stato inizialmente riposto, al santuario di Santa Rosa dove è attualmente esposta l’urna che lo contiene.
Gli storici ricordano che Rosa nacque a Viterbo nel 1234 da genitori di modesta condizione sociale e che morì a soli 18 anni, a causa di una malattia congenita.
Il suo corpo venne sepolto nella nuda terra e ben presto i fedeli, recandosi sul suo sepolcro a pregare e a invocare grazie, furono testimoni di eventi prodigiosi e guarigioni. Il Popolo Viterbese sollecitò quindi Papa Innocenzo IV affinché proclamasse santa la giovane terziaria francescana.
Il Pontefice, al fine di iniziare il processo di canonizzazione della giovane viterbese, ordinò la riesumazione del suo corpo, che fu trovato ancora integro, e collocato all’interno della Chiesa di Santa Maria in Poggio – detta “della Crocetta” nel 1252. Sei anni dpiù tardi, Papa Alessandro IV, mentre si trovava a Viterbo, sognò per tre volte Rosa che gli chiedeva di essere traslata nel Monastero delle Povere Dame di San Damiano, dove ella aveva tanto desiderato entrare da viva e dove oggi sorge il suo santuario.
Il Papa,colpito dallo strano sogno, il 4 settembre del 1258 predispose il trasporto solenne del corpo, che venne composto in un’urna, aperta in alcune occasioni per consentire ai fedeli di baciare la mano della Santa. Nel 1357, a causa di un incendio, l’urna andò distrutta, ma la santa reliquia venne solo annerita dalle fiamme, rimanendo ancora una volta integra.
Nel 1921 fu eseguita una prima ricognizione durante la quale venne estratto il cuore ancora intatto che venne riposto in un reliquiario d’argento, donato da Papa Benedetto XV.