“La coppia fantasma” di Viterbo…work in progress??
Tra le tante conseguenze della crisi economica che investe il Paese, una delle più evidenti è l’aumento del livello di povertà. Uno degli aspetti meno indagati di questo fenomeno è l’effetto della “crisi” sui contesti di deprivazione estrema, in particolar modo sul mondo dei senza dimora. Proprio a questa categoria fa riferimento l’intervento odierno della “Tuscia nel Cuore e di Viterbo Progetto Futuro”, sempre in prima linea nel sostenere le cause dei più fragili e verso coloro che manifestano l’enorme e conclamato peggioramento della qualità della vita. Abitanti e concittadini costretti a vivere in strada con ripari di “fortuna” che in molti casi si traduce in un ridotto accesso a servizi come dormitori, mense e docce, inesistenti poi le ronde di distribuzione di cibo, coperte e controllo medico.
Questo è ciò che stanno vivendo, loro malgrado, la coppia composta dalla signora Elvira e il suo compagno Andrea. In molti, una volta posti dinnanzi l’evidenza, magari mossi da un velo di compassione che spesso non trova riscontro in interventi concreti a sostegno di queste persone, si chiedono con un barlume di egoistica razionalità, come si possa diventare un senza dimora. Le ragioni che possono portare una persona a vivere in strada sono complesse e vanno ben oltre la semplice mancanza di una casa. Nonostante la perdita del lavoro e dell’abitazione siano spesso le cause scatenanti, un tratto comune e ricorrente dei senza dimora è la rottura dei rapporti con la famiglia. Possiamo ricollegare questo dato al concetto di “familismo forzato”, in Italia il sistema di welfare e il mercato del lavoro funzionano in un rapporto di sussidiarietà con le strutture familiari, viste come fondamentali paracaduti sociali. In mancanza di questo tipo di assistenza informale, quello che vediamo è una tendenza per le persone in difficoltà a cadere al di fuori dei normali canali di funzionamento della società, un processo chiamato “désaffiliation”, che rappresenta, in estrema sintesi, una spirale discendente incontrovertibile.
Questo corrisponde ad una serie di eventi drammatici e dal forte impatto, quali la malattia, il malessere psicologico, i lutti, o l’abuso di sostanze, e determina un progressivo sradicamento sociale. Ora nella nostra piccola realtà viterbese quali risposte possiamo fornire alle tante domande di questa coppia che stamani ci ha descritto una situazione assai complessa ed articolata; quali interventi andrebbero garantiti per una risoluzione pronta e definitiva al risanamento di due vite, ad oggi sospese in un’incertezza fredda e distaccata? Possibile che solo azioni volontarie, per quanto nobili, di associazioni come la Tuscia nel Cuore e Viterbo Progetto Futuro vengano attivate? Le istituzioni con la loro ineffabile macchina burocratica, di quanto tempo ancora hanno bisogno per risollevare le sorti di questa coppia che da ormai 13 mesi sopravvive in un contesto da reality show? È vero che le caratteristiche che definiscono i senza dimora contribuiscono a rendere il fenomeno difficile da affrontare per le autorità statali. In primis, i senza dimora non sono il tipico “cliente” del welfare: è molto raro che siano loro a richiedere i servizi dello Stato, dovendo invece essere approcciati sul territorio. Questo è dovuto anche a una sfiducia nei confronti delle autorità, spesso viste come una forza ostile.
È infatti comune che i senza dimora vengano trattati come un problema di decoro urbano, più che come un fallimento del nostro sistema di regolazione sociale. Noi come associazione non possiamo trovare, solo con le nostre forze, i giusti comportamenti e soluzioni per risolvere l’annosa questione dei senza dimora perché è estremamente complicata. Ma chi ne ha facoltà e dovere civico ed istituzionale cerchi di adoperarsi affinché si crei un sistema che possa reintegrare queste persone. Ad oggi purtroppo, la tendenza è sempre quella di elaborare una risposta immediata e a carattere emergenziale, anziché strutturare e sviluppare piani a lungo termine. I progetti che finora appaiono più promettenti per dare una risposta strutturale al problema dei senza dimora risultano essere quelli di “Housing First” (“l’abitazione prima di tutto”), che propone di evitare il lungo processo di reinserimento a cui adesso sono sottoposti i senza dimora, dando loro subito una sistemazione. In particolare, l’esempio europeo più promettente è quello della Finlandia, dove questo sistema è stato impiegato per la prima volta su larga scala oltre 10 anni fa su iniziativa del governo!!!!!
Noi della Tuscia nel Cuore insieme alla consorella Viterbo Progetto Futuro auspichiamo che il tempo delle chiacchiere sia finito e che finalmente sia giunto il momento di schiudere interventi risolutivi in favore di Elvira e Andrea che nonostante tutto, questa mattina, hanno trovato il modo di regalarci una piccola ma significativa lezione di vita. Infatti, sebbene vivano in condizione al limite del disumano, hanno trovato la forza e perché no il coraggio di ospitare nella propria “dimora” un terzo avventore senza tetto, condividendo quel poco a disposizione con chi vive le loro stesse difficoltà. Chapeu! Per quanto riguarda Noi continueremo la nostra personale opera di sostegno e vicinanza ad Elvira e Andrea, coltivando l’intima speranza che il nostro esempio sia da sprone alla collettività viterbese.