Il Rotary Club Viterbo, nell’ambito della sua fitta rassegna di incontri culturali che si concluderanno il 23 giugno p.v. con la cerimonia dei 70 anni del club e il Passaggio della Campana, ha inteso di recente riscoprire, nel magnifico scenario del complesso abbaziale di San Martino al Cimino, la figura di donna Olimpia Maidalchini Pamphilj, attraverso narrazioni e reading che ne hanno ripercorso vicende personali e fatti inediti, restituendole un volto nuovo e, per molti aspetti, inatteso.
Riuniti sulla scalinata dell’Abbazia Cistercense, irradiata dal sole del tramonto, i membri del Rotary Club Viterbo hanno accolto il saluto iniziale del Presidente Angelo Landi, le cui parole hanno omaggiato la bellezza storico-artistica del borgo di San Martino al Cimino, e introdotto il tema dell’evento tenuto dallo storico pamphiliano Colombo Bastianelli e dalla presidente dell’associazione Italian Human Connections Ets, Giulia Marchetti.
Donna Olimpia Maidalchini Pamphilj, una delle figure femminili più straordinarie, influenti e discusse del Seicento, su commissione di suo cognato papa Innocenzo X, ha dato vita al paese secondo un’architettura futuristica per l’epoca, e tipica di una città ideale. Se per i romani la nobildonna rimane tuttora la Pimpaccia di piazza Navona, per la comunità di San Martino al Cimino è la principessa benefattrice, antenata di tutti, e la ragion d’essere dello stesso borgo e di tutti i suoi abitanti. E proprio nell’ottica di questi sentimenti, e di questa sempre attuale devozione, che Colombo Bastianelli ha deputato oltre 30 anni della sua vita alla ricerca storica su donna Olimpia e sulla famiglia Pamphilj. Scandagliando documenti, verbali, atti e lettere private, è riuscito a dare un volto nuovo a questa donna, troppo spesso maltrattata da una storia sempre uguale a se stessa.
L’evento, organizzato dal Rotary Club Viterbo, proprio con l’intento di dare luce nuova al profilo umano di una delle figure femminili più straordinarie, influenti e discusse del Seicento, ha favorito un incontro dal format originale e coinvolgente, misto di narrazioni e reading teatralizzate, sublimate dalle magnifiche suggestioni architettoniche dell’Abbazia Cistercense e della Biblioteca dei monaci.
Dopo aver apprezzato il pregiato diorama del 1897 (opera di Vittorio Biseo) che riproduce in perfetta scala il complesso abbaziale ai tempi nel XIII secolo, la narrazione si è spostata nello spazio cruciale dell’incontro, ossia nell’abside della chiesa dove riposano ancora le spoglie di donna Olimpia Maidalchini. I partecipanti, seduti a semicerchio ai lati del coro che fa da cornice al sepolcro, hanno ascoltato la narrazione di Colombo, contornati dalla luce del sole radente, che al vespro illumina l’imponente navata. Durante la rievocazione degli ultimi istanti della vita della principessa di San Martino, un tappeto d’ombra ha iniziato a distendersi fino ad oscurare quel marmo su cui è inciso il suo testamento spirituale. Una suggestiva coreografia solare, tanto naturale e puntale da apparire divina.
La seconda parte dell’evento si è tenuta nella Biblioteca dei monaci con la lettura teatralizzata del monologo Io sono Olimpia, scritto e interpretato da Giulia Marchetti. In un susseguirsi di ricordi e introspezioni, il reading ha rievocato in prima persona la vita complessa di questa straordinaria donna: innumerevoli insidie, lutti e dolori, superati con forza e determinazione, fino a ribaltare la propria condizione sociale, raggiungendo le più alte sfere della nobiltà romana e del potere ecclesiastico.
Con una formula nuova, quanto originale, questo evento del Rotary Club Viterbo ha inteso valorizzare il volto sconosciuto di Olimpia Maidalchini Pamphilj, una figura troppo avanti in un’epoca dominata da soli uomini, e ancora rimproverata dalla storia, forse proprio perché donna.
L’incontro si è concluso con un piacevole brindisi finale e la cena conviviale presso il caratteristico bistrot Il Localetto di San Martino al Cimino, a due passi dall’abbazia.