E’ stato forse l’ultimo viterbese in cui l’intera citta’ si riconosceva. Alfio era Viterbo e Viterbo era Alfio.
Ogni persona che viveva a Viterbo lo conosceva e gli voleva bene; ogni persona aveva scambiato qualche parola con lui; ogni persona ne ricordava qualche motto fulminante, qualche illuminante aneddoto.
E’ deceduto il 30 aprile del 2010, e sembra passata un’era geologica.
Per tutta la vita lotto’ per la pace, per la giustizia sociale, per difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani, per difendere l’intero mondo vivente: gli animali, le piante, i luoghi, la natura e la cultura, la memoria e la civilta’.
Chi gli e’ stato compagno di lotte nelle sue esperienze di militante antifascista, comunista e libertario, amico della nonviolenza, figura simbolo dela classe lavoratrice e del movimento di liberazione delle oppresse e degli oppressi, non puo’ dimenticarne la testimonianza, la lezione di vita, il lascito morale e civile.
Come non puo’ dimenticarne l’amore per la poesia, le sue improvvisazioni di ottave a braccio, le sue declamazioni dei canti danteschi che la sua memoria intatti serbava.
Ma soprattutto la sua generosita’, il suo condividere ogni suo bene con chiunque di aiuto avesse bisogno. Era un uomo buono come il pane, il nostro compagno Alfio Pannega.
Non solo nel giorno del suo compleanno, ma tutti i giorni del tempo che ci e’ dato, fedeli al suo ricordo e al suo magistero, rinnoviamo il nostro impegno a proseguirne la lotta per la liberazione e la salvezza dell’umanita’ intera, per la pace, per la dignita’ e i diritti di tutte e tutti, per la salvaguardia dell’intero mondo vivente – quest’unico mondo vivente che conosciamo nell’intero universo – di cui l’intera umana famiglia – quest’unica umana famiglia alla quale tutte e tutti apparteniamo – e’ insieme parte e custode.
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Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta’ si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l’Ariosto, ma fu lavorando “in mezzo ai butteri della Tolfa” che si appassiono’ vieppiu’ di poesia e fiori’ come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell’intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell’improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010, a cura di Antonello Ricci e Alfonso Prota): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta’, per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita’ artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell’ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara’ fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E’ deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell’immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato – sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all’ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti – un monologo dal titolo “Allora ero giovane pure io” dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi’ rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un “Archivio Alfio Pannega” per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita’ le tracce della sua vita e delle sue lotte, e’ restata fin qui disattesa.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu’ volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano “La nonviolenza e’ in cammino”, ad esempio negli “Archivi della nonviolenza in cammino” nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei “Telegrammi della nonviolenza in cammino” n. 265 ed ancora i “Telegrammi della nonviolenza in cammino” nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, 3725, 4089-4091, 4235-4236, 4452, 4455-4458, 4599-4601, 4819-4821, 4962-4965, 5184-5187, i fascicoli di “Coi piedi per terra” n. 546 e 548-552, e “Voci e volti della nonviolenza” nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di “Ogni vittima ha il volto di Abele” n. 170, i fascicoli di “Una persona, un voto” nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de “La domenica della nonviolenza” nn. 420 e 511, i fascicoli de “La nonviolenza contro il razzismo” nn. 202-206, 213, 437-438, 445-446, i fascicoli de “La biblioteca di Zorobabele” nn. 430-433.
Il “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo