In questi giorni si sono diffuse molte allarmanti e tragiche notizie che riguardano il carcere di Viterbo. Quello che succede nella Casa Circondariale di Viterbo, e purtroppo in tanti Istituti italiani, necessità di una lettura più ampia e non limitata alla sola discussione dei singoli eventi critici, seppur gravissimi, e alla ricerca di singole responsabilità.
È necessaria una visione più ampia e una progettualità di lungo periodo che coinvolga tutte le Istituzioni che del carcere si devono occupare: la ASL, il Ministero Della Giustizia, la Magistratura di Sorveglianza, l’Ente Locale.
Giorno dopo giorno, negli istituti penitenziari, i livelli minimi di assistenza e di presa in carico sono sempre meno garantiti e si lasciano nella solitudine totale non solo le persone detenute ma anche i singoli operatori penitenziari, civili e in divisa. Non si può pensare che ogni carcere riesca a risolvere da solo i suoi problemi perché è un sistema piramidale e complesso, la cui gestione è dovere di tutti gli attori istituzionali, non solo a livello locale, ma anche a livello centrale e di governo. Non è possibile continuare a riempire il carcere e, al tempo stesso, lasciarlo nel caos, senza operatori, senza servizi, senza attività, senza progettualità e senza misure alternative.
La priorità dell’attuale Governo, in questi mesi, non è stata quella di occuparsi dell’educazione e della prevenzione ma della creazione di sempre nuovi reati e dell’aumento delle pene, anche per i minorenni: alle questioni sociali si è di nuovo risposto con l’uso populista del codice penale e del carcere, visto come soluzione e contenitore dei problemi sociali.
Un carcere così non serve a nessuno, né alle persone detenute che nel carcere hanno il diritto di fare un percorso, né alla società civile nella quale poi ritorneranno.