Il 20 giugno si celebra la “Giornata Mondiale del Rifugiato”, appuntamento annuale voluto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dal 2000 per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione di rifugiati, richiedenti protezione internazionale e sfollati nel mondo, in fuga da guerre e persecuzioni e alla legittima ricerca di una vita migliore.
Quest’anno la ricorrenza cade a pochi giorni dalla più grande strage di persone migranti nel Mediterraneo, avvenuta al largo della Grecia, e vede la corresponsabilità dei governi europei che, continuando a considerare il fenomeno migratorio come emergenziale e non strutturale per l’intera Europa, perseverano nell’idea di esternalizzare le frontiere e mettere in atto respingimenti in totale violazione del diritto di chiunque a chiedere protezione.
Alla fine del 2022 il numero di persone costrette alla fuga a causa di guerre, persecuzioni, violenza e violazioni dei diritti umani è salito a 108,4 milioni, con un aumento di ben 19,1 milioni rispetto all’anno precedente. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, in Italia le persone arrivate da paesi che hanno abbandonato a causa di guerre, persecuzioni, carestie o violenze sono 354.414: di queste il 41% proviene dall’Ucraina. Un diritto, quello di chiedere e ottenere protezione, previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1951 e ancor prima dalla nostra Carta Costituzionale ma che continua a essere messo fortemente in discussione dalle legislazioni europee e nazionali a discapito delle vite umane. Sulla rotta mediterranea, una delle più pericolose al mondo, si continua ancora a morire nel tentativo di raggiungere un’Europa che invece di accogliere chiude le porte e si gira dall’altra parte. Solo pochi mesi prima dell’ultima strage, al largo di Cutro, in acque italiane, un altro naufragio evitabile è costato la vita a centinaia di persone, donne, bambini, uomini costretti a scappare da violazioni talmente gravi da spingerli ad accettare il rischio di affrontare un viaggio così pericoloso attaccati alla labile speranza di arrivare in Europa. Senza poi citare le innumerevoli stragi silenziose che non arrivano ai nostri media, vite che scompaiono tra le acque del mediterraneo all’insaputa di tutti. Un’ecatombe senza fine che avviene alle nostre porte nella totale indifferenza e ipocrisia dei nostri governi. Emblematica la scelta del Governo Meloni di inaugurare il proprio mandato emanando il decreto il n. 1/2023 contenente l’ennesimo attacco alle ONG! Indegno per uno stato che ancora si definisce “di diritto” denominare “decreto Cutro” un decreto adottato all’indomani di una delle stragi più pesanti degli ultimi anni che, invece di aprire ai diritti, chiude ancora di più eliminando la possibilità per chi si è integrato nel nostro Paese di avere un permesso di soggiorno e quindi di poter portare avanti il progetto di vita ormai avviato.
Dovrebbe farci riflettere che uno Stato che fa della “sicurezza dei suoi cittadini” il suo cavallo di battaglia emana provvedimenti che, invece di implementare la rete dei Comuni che fanno parte del Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI), ne impedisce l’ingresso ai richiedenti protezione, relegati ai soli centri straordinari, privati di ogni possibile forma di integrazione, compreso lo studio della lingua italiana. Impedire i percorsi virtuosi di inserimento sociale previsti dal SAI e relegare chi ancora non ha vista riconosciuta la propria richiesta di protezione a forme minime di accoglienza non contribuisce alla programmazione del welfare territoriale, non permette alle persone di regolarizzarsi, le riporta in una posizione di invisibilità e di privazione dei diritti: questo rende tutti più insicuri.
Questo 20 giugno, allora, assume significato se si rafforza la consapevolezza della capacità del nostro paese e dell’Europa di accogliere, con programmi solidi e dignitosi, nel rispetto dei diritti umani, chi è costretto a spostarsi dalla terra di origine suo malgrado, questo 20 giugno assume significato se si rafforza il senso di responsabilità e la vera tutela dei diritti, questo 20 giugno 2023 assume significato se avremo tutti il coraggio di parlare di Lutto Universale.