MicroMuseo di Arte Contemporanea della Tuscia: “Eccidio” di Iván Navarro

In occasione dell’11 settembre, cinquantesimo anniversario del colpo di stato in Cile di Pinochet a Sipicciano apertura straordinaria del MicroMuseo di Arte Contemporanea della Tuscia fondato da Antonio Arévalo inaugurato con l’opera “Eccidio” un’opera site specific dell’artista cileno Iván Navarro
L’11 settembre è un giorno che non rievoca soltanto l’attacco alle Torri gemelle di New York del 2001. È anche il giorno in cui avvenne il golpe in Cile, nel 1973, quando il popolo cileno si risvegliò sotto la cruenta dittatura militare di Pinochet, durata poi 17 anni. L’ultimo atto del primo governo socialista regolarmente eletto del Sudamerica si consumò in sole sette ore, dalle 6.30 del mattino dell’11 settembre 1973, momento in cui al presidente Salvador Allende (1908-1973), fu comunicata la sollevazione delle forze armate, alle 13.30, quando giunse l’annuncio ufficiale della sua morte.
Lunedì 11 settembre 2023 ricorrono quindi i cinquanta anni da questo tragico giorno e, in questa occasione, il MicroMuseo di Arte Contemporanea della Tuscia a Sipicciano (VT) rimarrà eccezionalmente aperto con all’interno l’opera site specific “Eccidio” di Iván Navarro, artista di fama internazionale nato a Santiago del Cile nel 1972, ospitata dallo scorso 30 giugno fino al 30 giugno 2024: la parola Eccidio appare reiterata come un’eco in uno spazio reso profondo grazie a un gioco di specchi, diventa memoria poetica della tragedia cilena del golpe, assurge a monito universale, giacché l’eccidio è minaccia diffusa, testimonianza ripetuta mille volte a esortazione perché le stragi barbare perpetrate dagli uomini stessi non accadano più. In questo piccolo paese dell’alta Tuscia viterbese al confine con l’Umbria, nell’Ex Torre Enel, di origine medievale, utilizzata per tre decenni con lo scopo di illuminare la città e abbandonata negli anni Settanta il 30 giugno 2023 è stato inaugurato il MicroMuseo di Arte Contemporanea della Tuscia fondato da Antonio Arévalo, poeta, critico, curatore d’arte contemporanea, già Addetto Culturale presso l’Ambasciata del Cile in Italia.
Il progetto è promosso dall’Associazione Culturale Palimpsesto, con il sostegno della Direzione Culturale del Ministero degli Affari Esteri del Cile, dal Comune di Graffignano, dall’Università Agraria di Sipicciano, dalla Pro Loco di Sipicciano, le Accademie di Belle Arti di Palermo, Roma e Viterbo. Così Iván Navarro: “Sono cresciuto a Santiago del Cile durante la dittatura militare di Pinochet (1973-1989) e in quel periodo fui costretto ad esplorare e ad immergermi nella farsa sociale, nel caos politico e nei confini culturali di un mondo pieno di oppressione e tristezza. Questo, in qualche modo, ha segnato la mia vita e il mio modo di vedere la realtà che mi circonda. Senza rendermene conto, scoprii doppi significati nelle cose o l’idea di leggere tra le righe. Perché quel che avveniva in Cile o il modo in cui io dovevo rispondere a queste situazioni violente non necessariamente corrispondevano alla loro forma apparente. Le idee erano totalmente clandestine e sovversive. Quando sono andato a vivere a NYC, nel 1997, avevo già studiato Arte in Cile. Il mio modo di lavorare era focalizzato a capire le relazioni politiche tra USA e Cile durante la dittatura. Fu allora che scoprii che tutto era connesso a un livello più profondo.”
Tutto iniziò il mattino dell’11 settembre 1973, giorno in cui il Cile entrò nella sua stagione più buia. L’ordine partì all’alba: i cacciabombardieri dovevano colpire La Moneda, il palazzo presidenziale e sede del governo cileno, a Santiago. Quel giorno l’edificio si era ritrovato circondato dai carri armati del generale Augusto Pinochet (1915-2006), che pretendeva le dimissioni di Salvador Allende, il primo presidente socialista del Cile, democraticamente eletto. I militari golpisti ordinarono che il palazzo venisse evacuato entro le 11, altrimenti sarebbe stato attaccato.
La risposta di Allende, fu trasmessa da Radio Magallanes: “Non mi dimetterò. Pagherò con la mia vita la lealtà della gente”, dichiarò il presidente asserragliato nel palazzo con elmetto in testa e un fucile kalashnikov a tracolla, regalo di Fidel Castro. Alle 14.00 si udì l’ultimo sparo: Allende si era dato la morte col fucile dell’amico cubano. Vedendo il corpo, il generale Palácios, uno dei leader golpisti, avvertì il quartier generale della Guarnigione di Santiago: “Missione compiuta. Moneda presa. Presidente morto”. Con queste funeste parole iniziarono 17 anni di feroce dittatura. Con una scultura circolare collocata a terra al centro della stanza del MicroMuseo di Arte Contemporanea, il cui effetto è quello di una cavità profonda in cui si legge la parola ECCIDIO illuminata fino all’infinito, come una sorta di linea astratta, benché la soglia simbolizzi l’inizio di qualcosa, l’opera interroga la parete su cosa ci sia al di là, ma cancellando al contempo le possibilità di accedere al suo interno illusorio.
Interessante anche il ricordo di Antonio Arévalo che, in un’intervista a proposito del giorno del golpe ricorda: “La cosa incredibile è che mi è successa la stessa cosa anche l’11 settembre 2001, con le Torri Gemelle! Quel giorno mi sono svegliato e nel quartiere di Santiago dove vivevo c’era uno strano silenzio. Avevo quattordici anni e in quel periodo stavo a casa di mia nonna. Sono uscito e ho incontrato della gente che alla radio sentiva le ultime parole di Salvador Allende. Era molto commovente, anche perché capivamo che stava per succedere qualcosa di grosso e di terribile. Prima che finisse di parlare sono cominciati degli spari, allora siamo andati a vedere. C’erano dei camion con dei militari che si dirigevano verso il mio quartiere, li vedevamo da lontano. Ci siamo ritirati ognuno nella propria abitazione e abbiamo cominciato a bruciare tutto quello che potevamo. Avendo avuto tre anni di governo di Allende, in quel periodo c’era la possibilità di comprare tutto, quindi avevamo molta letteratura, molti dischi, per la prima volta gli operai potevano leggere, avere una propria biblioteca, ascoltare musica, acquistare liberamente, cosa che fino a quel momento era impensabile. Adesso però bisognava far sparire tutto, il prima possibile.”
Il progetto: il MicroMuseo di Arte Contemporanea della Tuscia A Sipicciano (VT), c’è una torre antica, in pietra. L’edificio è particolare, il fabbricato si sviluppa su tre livelli. Per circa tre decenni è servito per la distribuzione dell’elettricità, motivo per cui è noto come Torre Enel o Ex Torre Enel. Di origine medievale, nel XX secolo Ia Torre è stata dedita a infrastruttura tecnologica industriale come si può vedere nelle fotografie d’epoca che mostrano la posa dei cavi e nelle residue apparecchiature elettriche ancora esistenti all’interno della torre. Ha avuto successivamente un periodo di disuso e abbandono. Come sottolinea Antonio Arévalo, “l’edificio è anche illustrativo delle differenti tecniche di costruzione dei diversi periodi attraverso i quali è passato – pietra, mattoni, cemento. L’attuale ristrutturazione è un nuovo strato applicando tecniche contemporanee questa volta con l’obiettivo di convertirlo in un museo e spazio di residenza artistica.” L’obiettivo è stato riportare a nuova vita questa Mini Torre storica dandole una nuova e brillante esistenza, creando un MicroMuseo in grado di condurre qui quello sviluppo artistico e culturale che incontra la storia importantissima di questo Borgo; luogo interattivo dove convergono le più diverse forme di espressività, capace di proporre una programmazione culturale multidisciplinare.
Il MicroMuseo di Arte Contemporanea della Tuscia è un contenitore di materia immaginativa, luce, forma, ossigeno; un campo d’azione per interrogare il senso e risvegliare una sensibilità consapevole; un inedito spazio espositivo con opere site specific realizzate da artisti chiamati a trascorrere periodi di residenza, lavorando con la città, con le scuole, con le associazioni locali, valorizzando così anche il patrimonio architettonico del Borgo di Sipicciano attraverso un programma di mostre e residenze per artisti contemporanei del mondo. Il MicroMuseo di Arte Contemporanea della Tuscia fondato da Antonio Arévalo è concepito come work in progress, un progetto d’arte contemporanea di respiro internazionale.
Note biografiche di Iván Navarro Nato a Santiago del Cile nel 1972, vive e lavora a New York dal 1997. Nel 2009 Iván Navarro ha rappresentato il Cile alla Biennale di Venezia. È stato oggetto di mostre personali al Jersey City Museum, New Jersey (2005 e 2007); Centro Cultural Matucana 100, Santiago, Cile (2007); Fabric Workshop and Museum, Philadelphia (2008); Towner Gallery, Eastbourne, Regno Unito (2009); Centro de Arte Caja de Burgos, Burgos, Spagna (2010); Patricia e Phillip Frost Art Museum, Miami (2012).
Navarro ha partecipato alle principali mostre collettive Prospect.2 Biennial, New Orleans (2011), e The Disappeared / Los Desaparecidos, organizzate dal North Dakota Museum of Art, Grand Forks, e ha viaggiato in dieci sedi in Nord e Sud America dal 2005 al 2009. Il suo lavoro è stato anche presentato in mostre collettive al Whitney Museum of American Art, New York (2006); Witte de With Centrum voor Hedendaagse Kunst, Rotterdam (2006); Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington, D.C. (2007); Centro de Arte Contemporáneo Wifredo Lam, L’Avana (2012); Exit Art, New York (2012); Hayward Gallery, Londra (2013); e Auckland Art Gallery (2014).
INFORMAZIONI Titolo: “Eccidio”, opera site specific di Iván Navarro Sede: MicroMuseo di Arte Contemporanea della Tuscia, Torre di Sipicciano, Graffignano (VT), Via Portaccia s/n Periodo: 30 giugno 2023 – 30 giugno 2024 A cura di: Antonio Arévalo
Ingresso gratuito
Per informazioni: cell. +39 347 4450667; cell. +39 388 8497580 Associazione Culturale Palimpsesto tel. 0761 776396; https://www.palimpsestoproject.net Ufficio Stampa: Paola Saba, cell. +39 338 4466199, paolasaba@paolasaba.it