Dalle prime ore della mattina di ieri 04 gennaio, i Carabinieri del Comando Provinciale di Viterbo sono impegnati nell’esecuzione di due ulteriori ordinanze di custodia cautelare emesse dal G.I.P. del Tribunale di Viterbo, su proposta della Procura della Repubblica, nei confronti di altrettanti soggetti che, in concorso con gli altri indagati già individuati quali responsabili dell’omicidio, sono anch’essi gravemente indiziati del delitto di omicidio volontario.
Si ricorderà che, oramai più di un anno fa, il 7 agosto 2022, era stato rinvenuto il cadavere di Salvatore Bramucci, ucciso con diversi colpi di pistola, alle prime luci dell’alba, dopo essere appena uscito dalla sua abitazione.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Viterbo, avevano subito evidenziato che il fatto di sangue era stato studiato in ogni minimo dettaglio grazie ad accurati sopralluoghi sul luogo dell’omicidio ed all’attento studio delle abitudini della vittima.
Nella prima fase delle indagini si era accertata la presenza di un gruppo di fuoco di tre persone che, a bordo di due autovetture, una delle quali risultata rubata alcuni mesi prima, avevano raggiunto la località rurale di Acquafredda-Basso della Campana, dove avevano atteso l’uscita dalla propria abitazione della vittima, bloccandole la strada e freddandola con sei colpi in diverse parti del corpo che ne provocavano la morte immediata.
Dopo appena un mese dal grave delitto, la Procura di Viterbo aveva richiesto l’emissione dei primi provvedimenti cautelari a carico di due Italiani, residenti nella periferia est della Capitale, provvedimento tuttora in essere e, per uno di loro, confermato anche dal Tribunale per il Riesame di Roma.
I successivi approfondimenti investigativi avevano consentito di comprendere che il “gruppo di fuoco” si era mosso sulla base di precise indicazioni fornite da una donna, interna al contesto familiare della vittima, che aveva preso parte alla pianificazione dell’azione omicidiaria fin dall’inizio della sua ideazione portando, ad ottobre 2022, al suo arresto disposto dal G.I.P. di Viterbo su proposta della locale Procura della Repubblica.
Nello scorso mese di settembre, a cadere è stata l’ideatrice dell’assassinio, legata alla vittima da stretto vincolo familiare, nonché fonte delle informazioni necessarie al gruppo di fuoco per l’esecuzione della condanna a morte del pregiudicato sorianese.
L’ultimo atto si concretizza oggi con l’esecuzione dei provvedimenti cautelari a carico degli ultimi due indagati, uno dei quali compreso nella cerchia familiare della vittima mentre il secondo vicino agli altri esecutori materiali già identificati ed arrestati nelle prime battute delle indagini. A carico dei due destinatari della misura custodiale, rispettivamente in carcere ed agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, sono emersi elementi che li collocano a pieno titolo, al pari degli altri indagati. Il primo degli odierni arrestati, appartenente al nucleo familiare del defunto, ha compartecipato al reclutamento del gruppo di fuoco ed alla pianificazione occupandosi anche della distribuzione dei compensi agli esecutori materiali.
Il secondo arrestato, vicino agli altri due arrestati ritenuti tra color che hanno premuto il grilletto, ha partecipato fattivamente anch’esso alla fase preparatoria sino a poche ore prima del fatto di sangue venendo, di fatto, pienamente coinvolto nell’omicidio.
I fatti oggetto del procedimento penale de quo risultano avere una particolare rilevanza pubblica.
Infine, si ritiene opportuno richiamare il principio giuridico secondo il quale: “Il soggetto indagato è persona nei cui confronti vengono fatte indagini durante lo svolgimento dell’azione penale; nel sistema penale italiano la presunzione di innocenza, art 27 Costituzione, è tale fino al terzo grado di giudizio e la persona indagata non è considerata colpevole fino alla condanna definitiva”.