Rimettere al centro delle politiche penitenziarie i diritti, la dignità e la sicurezza di chi vive e di chi lavora in carcere
È di questi giorni la notizia dell’autorizzazione alla realizzazione del progetto che prevede la costruzione di un nuovo padiglione presso la Casa Circondariale di Viterbo.
Come Arci Viterbo e Arci Solidarietà Viterbo SRL Impresa Sociale, attive da anni nell’Istituto Penitenziario viterbese, riteniamo che l’investimento per rispondere alle problematiche del sistema penitenziario debba essere immaginato attraverso una visione più complessa.
Il carcere di Viterbo, in linea con il trend nazionale, è caratterizzato da molte persone con disagio psichico, problematiche legate alla tossicodipendenza, condanne brevi o brevissime: insomma persone che in carcere non dovrebbero entrare o potrebbero usare il tempo della pena in luoghi più adeguati di un Istituto Penitenziario. Per chi invece ha pene più lunghe, il tempo della detenzione dovrebbe rappresentare l’occasione per accedere a percorsi individualizzati, studio, formazione, lavoro, tutela della salute.
La carenza di personale di polizia penitenziaria, educatori e psicologi, a cui si somma negli ultimi anni anche una difficoltà a trovare medici disposti a lavorare in carcere, rappresentano il primo ostacolo per rendere concreti i percorsi di reinserimento delle persone detenute. Oltre a colmare le carenze di personale sarebbe necessaria una riflessione sul senso del carcere come soluzione a tutti quei problemi sociali che non trovano presa in carico nel welfare.
Come Arci Viterbo e Arci Solidarietà Viterbo riteniamo che sia prioritario rimettere al centro delle politiche penitenziarie il tema dei diritti, della dignità, della sicurezza di chi in carcere ci vive e di chi ci lavora.