Anna Fendi in visita all’Istituto d’Arte Ulderico Midossi di Civita Castellana, scuola superiore dove ancora oggi insegnano alcuni dei prof di Marco Mengoni. Proprio il 23 marzo la secondogenita delle sorelle Fendi ha spento novanta candeline. Nata a Roma, la stilista ed imprenditrice italiana, insieme alle sue quattro sorelle, Alda, Franca, Carla e Paola, ha portato nel gotha della moda lo storico marchio di famiglia, ricoprendo nello specifico il ruolo di responsabile dell’Ufficio Stile.
La sua visita al Midossi, programmata da tempo, rientra nel progetto “Inner Wheel”, iniziativa contro la dispersione scolastica fortemente voluta dalla presidente nazionale Angela Atzara Imbesi.
Nadia Mezzani, presidente del club Inner Wheel Roma Nord: “abbiamo deciso di comune accordo con le mie socie di coinvolgere Anna Fendi con l’intento di condividere la testimonianza del successo del brand Fendi e per creare un proficuo dialogo con gli studenti puntando ancora una volta a sottolineare che l’impegno e lo studio portano a risultati positivi.”
Anna Fendi è stata caldamente accolta, tra i presenti il sindaco Luca Giampieri e la professoressa Katia Millozzi, entrambi visibilmente emozionati, interessati ai suoi racconti, rapiti dall’energia della vulcanica Fendi, attenta conoscitrice ed amante della Tuscia a tal punto da definirla “un gioiello prezioso che nemmeno noi sappiamo ogni volta apprezzare in tutta la sua bellezza.”
In visita tra i corridoi del Midossi, al suo arrivo un mazzo di rose, un dono simbolico scaturito dalla colletta degli studenti di una classe, apprezzato a tal punto che Anna Fendi ha voluto le firme di tutti i giovani artefici del gesto sul bigliettino che avrebbe gelosamente custodito tra i ricordi più cari.
Anna Fendi ha poi visto e apprezzato i manufatti creati dai giovani studenti del Midossi. Un rapido passaggio nei laboratori di ceramica dove lo scultore ed orafo Francesco Maria Capotosti ha voluto mostrare la sua speciale creazione, il busto della Regina Amalasunta. La Fendi si è intrattenuta con un gruppo di studenti rimasti incantati dalle sue parole, al gruppo ha confidato l’impressione che il futuro della moda si rivolgerà a tutto quello che è natura.
La mattinata è proseguita con la visita al Museo della Ceramica “Casimiro Marcantoni” dove sono esposti manufatti dipinti che testimoniano la maestria dei più importanti artigiani ceramici locali, è custodito qui anche un modello di sanitario, un pezzo unico creato e donato dalla fabbrica Sbordoni, esposto alla fiera campionaria di Milano nell’anno 1937.
Creatività e produttività. Tra le idee e i suggerimenti dispensati da Anna Fendi al preside, ai docenti dell’istituto e al sindaco di Civita Castellana, quello di organizzare presto una mostra collettiva con le opere degli studenti e magari in linea con la sua propensione per l’architettura d’interni, spontanea la proposta di realizzare dei manufatti ad hoc in ceramica per la tavola, per la linea AFV (Anna Fendi Venturini) ambendo al massimo della bellezza possibile da scegliere tramite un concorso di idee. I manufatti ceramici potrebbero essere commercializzati insieme.
A pochi metri di distanza, presso l’auditorium dell’Istituto Paritario delle Suore Francescane, un video a sorpresa, un omaggio alla carriera di Anna e agli storici traguardi del brand Fendi. Un susseguirsi di immagini armonizzato da un crescendo di intensità affidato al sottofondo musicale scelto, il brano “Due vite” vincitore di Sanremo 2023, cavallo di battaglia italiano del cantante ronciglionese per l’imminente partecipazione all’Eurovision Song Contest in programma nella seconda settimana di maggio a Liverpool. Ancora una volta Anna Fendi, stupita dal video, non ha mancato di ringraziare per l’accoglienza, esortando fin da subito la platea dei giovanissimi a porle delle domande.
La chiacchierata senza alcuna sosta è durata pressoché un’ora, dapprima l’analisi delle difficoltà iniziali e gli ostacoli che la famiglia Fendi ha dovuto superare per cercare di farsi conoscere. “Nemo propheta in patria, in Italia la stampa nazionale ci dedicava dei trafiletti. Inizialmente l’azienda di famiglia era incentrata sul buon gusto ma era commerciale, poi, alla morte di nostro padre siamo state esortate ad entrare nella realtà di famiglia. Prima non si lavorava per realizzarsi, si lavorava soltanto per bisogno.” Un velo di malinconia si è dipinto sul volto di Anna Fendi.
Caparbietà, disciplina, fiducia, talento, volontà, avanguardia, intraprendenza, internazionalizzazione, inventiva, bellezza, unicità, produttività, sfide, obiettivi, impegno, ambizione, versatilità, eccellenza. Sono questi gli ingredienti del successo di Fendi, analizzati e messi in evidenza brillantemente uno ad uno dalla stilista.
Unione e complementarità, creatività e voglia di stupire, fiducia nel prossimo e collaborazione. Sono i questi binomi vincenti, senza ovviamente trascendere dalle radici: umiltà e passione.
“Non mi sono mai sentita ricca, mi sono sempre definita una – ricca-povera – abbiamo dato tutto all’azienda, i nostri dividendi sono stati i nostri investimenti, mia madre è stata una donna autorevole e nonostante lavorassi alacremente per l’azienda di famiglia mi dava il minimo, i primi stipendi ricordo erano pari a 200 lire al mese, il primo mi venne corrisposto una volta che mi ero sposata per far fronte alle spese vive. Nonostante questa disciplina, debbo dire che non mi è mai mancato a, se avessimo pensato alla libertà finanziaria non avremmo di certo raggiunto i nostri risultati. Lavoravamo senza budget per le linee più prestigiose, facevamo linee più commerciali, come i jeans e i prodotti per la casa, questo per finanziare gli impegni presi, i quali abbiamo sempre onorati alla lettera.
In Fendi non ci sono mai stati dei singoli protagonisti, abbiamo condiviso i nostri successi tra di noi e con i nostri talentuosi collaboratori, tra cui lo stilista Karl Lagerfeld, da annoverare tra i migliori direttori creativi al mondo, forse il migliore, certamente un visionario che passerà alla storia, lui ci suggeriva di realizzare idee apparentemente bizzarre ed impossibili eppure noi, con la metodica che ci ha da sempre contraddistinte, riuscivamo a stupirlo. Lagerfeld ci rappresentava come una mano con cinque dita, cinque come le sorelle Fendi, mia madre diceva che noi eravamo una diversa dall’altra ma che insieme potevamo essere complementari.”
Ancora risposte a tono alle incalzanti domande avanzate dagli studenti partecipi: “il successo di un brand è quando vieni riconosciuto, a noi è accaduto improvvisamente e a livello internazionale, è partito tutto da New York, la città dell’avanguardia, quella a cui abbiamo puntato per prima. Siamo partite con mia sorella Franca, con noi sei valigie contenenti i capi più belli delle due collezioni, prêt-à-porter e alta moda. Con tutte le mie sorelle ma con Franca in particolare ho avuto un rapporto viscerale, è venuta a mancare sei mesi fa. In America, in quella occasione alloggiavamo in un importante hotel, l’immagine è sacrificio ma è fondamentale. Venivamo accolte dal conte Rudy Crespi, precursore della Dolce Vita italiana, lui organizzava rassegne di moda conosciute in tutto il mondo, frequentate da gente danarosa dell’epoca. Una delle invitate rimase profondamente stupita alla vista delle nostre creazione e ci indicò il perentorio termine di quindici giorni per farle avere i nostri capi da esporre in tutte le sue vetrine. Sfida accettata senza battere ciglio, quella impresa riuscita fece breccia nel mondo della moda, ufficialmente al via l’epoca dell’ascesa di Fendi.”
Sorride e prosegue: “ancora oggi sono incuriosita da tutto, potrei definirmi una carta assorbente. L’unico rimpianto che ho è quello di non aver proseguito gli studi, purtroppo mi sono fermata alle superiori, mi sono poi formata approfondendo e studiando da autodidatta. Alle mie figlie e ai miei nipoti ho cercato di dare solide basi culturali. Le mie figlie sono cresciute senza alcuna imposizione, libere, una di loro scherzosamente afferma che le ho violentate con il mio esempio. Sono certa che dobbiamo sempre dare l’esempio a chi ci osserva. Moda e cultura da sempre unite, nelle vetrine Fendi abbiamo scelto di esporre le nostre creazioni, affiancate spesso da quadri di pittori emergenti, spazio alla vendita di libri nei nostri spazi espositivi.”
Anna Fendi ha poi dichiarato che: “lavorare nel cinema è stata una grande soddisfazione, prima si lavorava soltanto per la gioia di condividere e crescere insieme. Il cinema italiano ha vissuto anni d’oro, ad un certo punto sembrava addirittura che Hollywood si fosse spostata sulle sponde del Tevere. Abbiamo lavorato con grandi registi e case cinematografiche internazionali. Tengo molto a cuore il caro amico costumista, purtroppo recentemente scomparso, il premio Oscar Piero Tosi, insieme a lui abbiamo vestito Silvana Mangano, ricordo con affetto ed orgoglio il film del ’74 – Gruppo di famiglia in un interno – diretto da Luchino Visconti, tutti i registi dell’epoca avrebbero voluto vestire la Mangano. Abbiamo lavorato con registi del calibro di Fellini, Bolognini, Antonioni, Coppola. Abbiamo donato gratuitamente alcuni nostri costumi al cinema italiano.”Nella mia vita prosegue Anna Fendi: “collezioni meravigliose e traguardi ma la soddisfazione più importante resta quella di essere una madre e di lavorare ancora oggi per dodici ore al giorno, l’affetto e la stima reciproca con i figli è il massimo che ho raggiunto nella mia vita.”
A ridosso delle ore 14, Anna Fendi ha concluso la sua amplia chiacchierata ed è stata omaggiata con del materiale artistico. Si è poi concessa per autografi, fotografie di gruppo e selfie con gli studenti, accontentando pazientemente e con estremo garbo tutti i presenti.
L’ultima tappa della ricca e coinvolgente mattinata è stata la visita presso la suggestiva chiesa di origine alto-medievale, Santa Maria del Carmine, la più antica del borgo di Civita Castellana, aperta in via straordinaria per l’attesa quanto gradita ospite.
Stefano Marigliani