Quali garanzie per lavoratori e territorio?
Apprendiamo dell’apertura a breve di due nuovi centri commerciali nel territorio, uno a Viterbo e l’altro a pochi chilometri nel comune di Vitorchiano, nel cosiddetto quartiere Paparano.
La notizia è stata accolta con grande entusiasmo dai cittadini, che vedono in queste aperture, una velocizzazione degli acquisti, visti i vari servizi concentrati in un solo luogo.
Questo esperimento però a Viterbo ha mostrato tutto il suo fallimento. Colossi di cemento con decine di negozi all’interno hanno svuotato il centro storico, portando al fallimento botteghe e artigiani che da cinquant’anni animavano la città. Il risultato è stato una città bloccata nel traffico, dove la mancanza di qualsiasi concorrenza locale, ha dato via libera ad assunzioni precarie, tramite agenzie interinali, con stipendi da fame e nessun diritto. I lavoratori che operano in questi mega store non hanno domeniche, festivi e neanche malattia.
Se ci si sente male infatti si viene retribuiti all’80% nei primi due casi in un anno, poi al 50% e dopo il terzo evento più nulla. La scelta diventa fra curarsi e il prendere lo stipendio.
Sappiamo le differenze fra una città come Viterbo e una come Vitorchiano, ma i rischi sono gli stessi. Pensiamo come, negli anni, siano stati svenduti interi ettari come zone commerciali, per altro non necessarie, ricordiamo che Viterbo ha la più alta concentrazione di metri quadri destinati alla vendita per abitante. Quelle aree oggi sono invase da asfalto e scheletri di cemento, perché queste attività oggi inaugurano e domani chiudono, per aprire anche solo a poche centinaia di metri di distanza, forse perché più in vista, forse per far girare soldi.
È necessaria una clausola sociale, per cui i primi lavoratori impiegati in caso di spostamenti o nuove aperture siano quelli da poco licenziati, questo è l’unico modo per fermare la continua rincorsa al ribasso nelle assunzioni, per cui se vuoi il lavoro ti adegui a non avere ne diritti ne sicurezza.
Esortiamo i sindaci coinvolti, ai quali chiediamo pubblicamente un incontro, a ripensare il concetto di città. Socializzazione e servizi vengono da spazi culturali e sociali condivisi, piccoli presidi sul territorio che tengono vive e illuminate le piazze, fonti di dibattito, divertimento e cultura.
Non servono aggregazioni artificiali, privatizzate e controllate all’interno di un corridoio commerciale.
Confederazione Cobas Viterbo
Rappresentante Legale
Luca Paolocci