Lo scorso mese di aprile una donna originaria di Roma ma residente a Nepi ha denunciato presso il comando Stazione nepesino il furto di diversi oggetti di sua proprietà, verificatosi evidentemente in un lasso di tempo ampio. Per anni, la denunciante aveva lavorato come dirigente all’interno del comparto di un noto brand italiano, pertanto deteneva borse, scarpe e capi di abbigliamento prestigiosi, frutto di numerosi benefit acquisiti nel tempo, tuttavia inspiegabilmente spariti, congiuntamente a gioielli – anche antichi – di famiglia, il tutto per un ammontare complessivo di circa 60.000 €.
L’attività operativa si è subito orientata all’interno delle mura domestiche, di fatto condivise con il di lei compagno, con l’anziana madre dell’uomo, nonché con la badante di quest’ultima, una 52enne italiana. La scoperta del furto era scaturita a fine marzo, quando la denunciante si era accorta che dall’interno di un comò erano spariti un anello e un bracciale che lì erano custoditi. Pertanto, insospettita da questo ammanco, la donna aveva esteso il controllo anche agli altri gioielli, e solo allora si era accorta del fatto che mancavano all’appello diversi preziosi, nonché capi di abbigliamento firmati e una decina di borse molto costose, che conservava all’interno di un armadio a muro nelle rispettive scatole, ora rimaste vuote. In compenso, però, all’interno di una delle scatole vi era un ciondolo, che la denunciante non riconosceva come suo. Pertanto, chiedeva alla badante se per caso fosse di sua proprietà, e questa, ignara di dove fosse stato rinvenuto, inizialmente rispondeva affermativamente, salvo poi rinnegare dopo aver capito che era stato trovato in una delle scatole da cui erano state trafugate le costose borse. A quel punto, la badante si era velocemente allontanata da casa, senza fornire altre spiegazioni.
Dopo questo episodio, la denunciante si era messa a cercare in rete e aveva scoperto che alcune borse molto simili alle sue erano in vendita su un sito, e pur non avendo la certezza assoluta che si trattasse delle stesse, la donna ha riferito ai carabinieri che qualcuna di queste apparteneva a collezioni limitate e la coincidenza appariva oltremodo particolare. Dopo appena un paio di giorni di quelle borse sul sito non vi era più traccia. Acquisita la querela, i carabinieri hanno avviato le attività di indagine e richiesto alla Procura della Repubblica un decreto di perquisizione a carico della ex badante, che intanto aveva lasciato il lavoro nella casa. E, in effetti, l’esito della perquisizione è stato assolutamente positivo, in quanto in casa della donna sospettata della sottrazione dei gioielli, dei capi di abbigliamento e degli accessori, sono stati rinvenuti molti degli articoli descritti in denuncia dalla parte offesa: croci in oro antico, sciarpe in seta, borse firmate e in edizione limitata, orologi, porta documenti, e via dicendo. La refurtiva rinvenuta verrà restituita alla denunciante, mentre la donna è stata deferita a piede libero per furto in abitazione dalla Stazione di Nepi.
PRESUNZIONE DI INNOCENZA
Il soggetto indagato è persona nei cui confronti vengono fatte indagini durante lo svolgimento dell’azione penale; nel sistema penale italiano la presunzione di innocenza, art 27 Costituzione, è tale fino al terzo grado di giudizio e la persona indagata non è considerata colpevole fino alla condanna definitiva.
Il presente comunicato viene inoltrato su autorizzazione della Procura della Repubblica di Viterbo, dato l’interesse pubblico alla divulgazione della notizia.