Arci Viterbo ritiene che le condizioni detentive previste dal regime 41 bis rappresentino una sconfitta per un sistema che costituzionalmente deve tendere alla rieducazione delle persone condannate. Una sconfitta che si concretizza in condizioni detentive che rischiano di produrre, attraverso la deprivazione sensoriale e sociale, il progressivo annientamento delle persone detenute. Una sconfitta perché usa simmetricamente la violenza, la stessa violenza che si prefigge di combattere. Una sconfitta, perché dopo 30 anni dall’istituzione di un regime speciale, si è stabilizzato un regime emergenziale e si continua a confidare sull’isolamento come unico strumento di tutela e prevenzione.
La battaglia di Cospito sta portando all’attenzione la necessità di una discussione politica e sociale sul superamento del 41bis e dell’ergastolo in tutte le sue forme.
Arci Viterbo ritiene l’ergastolo come un paradosso, paragonabile alla pena di morte in vita, una inumana cancellazione del diritto alla rieducazione e al reinserimento sociale. Lo stato non può, per alcuna motivazione, abdicare al suo dovere di rieducazione e reinserimento della persona condannata, nel rispetto del divieto di trattamenti inumani e degradanti.
Arci Comitato Provinciale Viterbo