Come ogni anno, il Settembre viterbese si apre con il trasporto della Macchina. Il motore di questa macchina di trenta metri di altezza e cinquanta quintali di peso è rappresentato dagli oltre cento facchini, per i quali l’evento di quest’anno si presentava impegnativo: il primo trasporto effettivo di Dies Natalis, che richiede comunque una grande attenzione nonostante i collaudi preliminari; il ricovero del Capo Facchino storico Sandro Rossi, che ha richiesto una veloce riorganizzazione dei ruoli. Tutto ha ricordato che dietro la disinvolta naturalezza della festa si svolge un lavoro di preparazione molto scrupoloso.
Come vive un facchino questa giornata? Sento uno di loro, Matteo Cola, e ne approfitto per farmi inviare un breve resoconto audio di come si prepara a questo evento fondamentale per la città e tutta la provincia.
«Nella giornata del 3, il facchino si sveglia di solito molto presto, sebbene l’orario non segua un programma rigido, e si procede alla vestizione, a casa propria. L’interpretazione di questa fase è soggettiva, parlo per me ma credo di potermi sbilanciare nel dire che viene avvertita da tutti come un antico rito, in cui diventa significativo anche un ordine prestabilito. Usando termini un po’ altisonanti, è un’abitudine per me ormai evoluta in tradizione: camicia, pantaloni, calze, abbottonatura del tutto, calzature e infine l’avvolgimento della fascia.
Il raggruppamento, in cui i percorsi individuali convergono nel cammino comune che verrà condiviso fino alla fine della giornata, ha luogo verso mezzogiorno al Red Rose, spero che citarne il nome non costituisca pubblicità occulta, ma è un’altra tradizione per noi ormai consolidata da tempo. A mezzogiorno e mezzo ci si sposta tutti insieme al Teatro dell’Unione, per l’assemblea del Sodalizio, con i discorsi di saluto e incoraggiamento del Presidente, del Capo Facchino, delle Autorità e del Sindaco. La cerimonia richiede circa un’ora, e poi da Piazza del Teatro parte il Giro delle Sette Chiese. Mi chiedevi, tra le varie fasi del percorso, dell’omaggio alla Madonna con l’inno Mira il tuo popolo: viene cantato alla Chiesa della Trinità, e se si rispetta l’orario, e di solito lo si rispetta, accade verso le 15.
Al termine del giro ci si reca al boschetto dei Frati Cappuccini, dove c’è il ritrovo con i parenti, si mangia qualcosa e ci si rilassa un po’, l’ultima mezz’ora ci si riunisce per un ulteriore discorso del Capo Facchino, che si chiude con un abbraccio unico tra tutti i facchini e un’invocazione a Santa Rosa. Si parte quindi per il giro al contrario per dirigersi verso San Sisto, dove staziona la Macchina. Nella chiesa si riceve la benedizione del vescovo, e quindi ci si dirige per disporre la formazione per il trasporto. Ovviamente non mi metto a raccontarti il traporto, ormai seguito passo passo anche dalle televisioni.»
Antonella Gregori