Saluto il signor prefetto, il presidente della Provincia e i consiglieri provinciali, le autorità religiose, le autorità civili e militari, il presidente del consiglio comunale, gli assessori e i consiglieri comunali, che con me condividono l’impegno amministrativo per Viterbo.
Saluto l’ANPI, anima di questa giornata, e le associazioni combattentistiche e d’arma, che non mancano mai di essere presenti a testimoniare il valore della libertà.
La ricorrenza che oggi ci unisce qui, per celebrare il 79° anniversario della Liberazione, rappresenta un momento di riflessione di straordinaria importanza. Ricordare il 25 aprile è una necessità, un imperativo, un valore da ribadire.
A distanza di quasi ottant’anni, ci ritroviamo ancora una volta nella nostra splendida piazza, di fronte al monumento che ricorda i nostri caduti durante le guerre, per celebrare l’Anniversario della Liberazione e riflettere insieme sul valore e il significato di questa ricorrenza, spesso ancora oggetto di polemiche fuori dal tempo che appassionano solo i pochi cultori della nostalgia per un passato di cui nessuno sente la mancanza.
Un passato che ci riporta alla dittatura prima e alla guerra civile poi, pagine drammatiche della nostra storia che, nonostante la liberazione dal fascismo, continuano ad alimentare divisioni che ancora oggi impediscono agli italiani di condividere un sentimento di pacificazione nazionale intesa come momento collettivo di comunione, che è cosa ben diversa dalla parificazione che tende a non fare differenze tra vittime e carnefici, tra bene e male.
Come tutte le vicende umane è segnata da chiaroscuri ma è stata la prova tangibile che, anche di fronte alle più oscure minacce e alle più gravi oppressioni, il popolo italiano ha saputo alzarsi, unirsi e lottare per la propria dignità e libertà. E un monito che ci ricorda che la libertà non è mai garantita e che dobbiamo essere sempre vigili e pronti a difenderla.
Il 25 aprile rappresenta per tutti noi una data di rinascita, di affermazione dei valori di libertà, di riscatto morale e civile dopo la seconda guerra mondiale.
Una data che ci ricorda l’impegno di tutte le forze che, con metodi e convinzioni diverse, contribuirono alla Liberazione, al valore della pace e al senso del bene comune che ancora oggi guidano la nostra comunità.
Le parole d’ordine sono le stesse di allora: democrazia, libertà, diritti, giustizia, equità.
Sono valori che dobbiamo difendere e interpretare nella prospettiva di oggi.
Il 25 aprile è anche il segno, il simbolo della ricostruzione di un Paese che ha saputo alzare la testa, ripartire e ricreare la fiducia di un popolo. Oggi il compito delle istituzioni è ancora lo stesso: quello di ricostruire, di ricreare nei cittadini la fiducia nello Stato. Per farlo è necessario che tutti coloro che rappresentano i cittadini scendano in campo con azioni concrete.
Il 25 Aprile, che ricordiamo ogni anno, è importante per non dare mai per scontati i diritti di cui godiamo oggi, così faticosamente conquistati e difesi anche con il sangue. Li dobbiamo vivere, difendere ed esercitare insieme ai doveri che non devono rimanere solo sulla carta ma devono essere vissuti e interpretati ogni giorno. Questo è il nostro omaggio più vero e concreto a tutti coloro che ricordiamo qui oggi e che si sono battuti per la Libertà.
È anche per questo motivo che oggi, più che mai, dobbiamo mantenere vivo lo spirito della Resistenza. Dobbiamo combattere l’indifferenza, l’ingiustizia e ogni forma di oppressione, sia essa sociale, economica o politica. Dobbiamo impegnarci affinché i sacrifici e le lotte dei partigiani non siano mai dimenticati e che il loro esempio continui a illuminare il nostro cammino verso un futuro migliore.
Ma affinché queste parole non siano solo retorica, dobbiamo guardarci dentro alla nostra storia e chiederci: Cos’è lo spirito del 25 Aprile di allora? Cos’è lo spirito del 25 Aprile di oggi? Come possiamo declinare i valori di allora all’attualità di un mondo che 79 anni dopo ha vissuto gigantesche trasformazioni? Ora come allora, lo spirito del 25 aprile è l’antitesi all’indifferenza.
Uomini e donne che hanno scelto di non essere indifferenti, che hanno combattuto e sono morti perché il futuro del proprio popolo era affar loro e non solo di altri.
79 anni fa c’era la guerra, la dittatura che limitava le libertà personali. Era necessario, allora, mettere l’uomo al centro del sistema, i suoi diritti e i suoi doveri. Oggi ci sono nuove guerre, c’è la rivoluzione digitale, c’è la possibilità per tutti di dire tutto anche con un post social c’è l’accesso illimitato alle informazioni, spesso anche finte, spesso anche distorte e quindi il tema, il patrimonio da tutelare e per cui combattere non è più la nostra libertà di parola e di pensiero almeno non in Italia ma il tema è su quale terreno continueremo a camminare, come continueremo ad alimentarci quale aria continueremo a respirare.
Perché se ci sono nuove guerre, se c’è la rivoluzione digitale, oggi c’è soprattutto un pianeta che soffre e risorse che scarseggiano. E allora l’antitesi alla nostra indifferenza, attualizzata al 2024, sia rivolta all’ambiente e agli ecosistemi perché proprio come allora, quando la libertà mancava come l’aria, oggi dobbiamo preservare l’aria per non rischiare di perdere la libertà. È questo il messaggio ai giovani, e non solo ma soprattutto ai giovani di oggi: la nostra resistenza sia la lotta per la preservazione del pianeta perché questa lotta oggi ha la stessa portata della lotta dei partigiani di 79 anni fa per le libertà costituzionali.
Oggi, dunque, Tutti noi cittadini siamo chiamati non solo a essere custodi del patrimonio di libertà e democrazia che ci è stato consegnato dalle generazioni precedenti, da quanti hanno lottato per la nostra libertà, quelle donne e quegli uomini che – come disse il giurista e padre Costituente, Piero Calamandrei – compresero che “Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini”, ma a rinnovare, a reinterpretare, a reincarnare quell’impegno nelle sfide di oggi.
Oggi dunque non solo ricordiamo coloro che hanno sacrificato la propria vita per la libertà del nostro Paese, ma rinnoviamo il nostro impegno a difendere e preservare i valori per cui hanno combattuto. Che il 25 aprile continui a essere per noi un giorno di memoria, di riflessione e di impegno per un futuro di pace, libertà e solidarietà per tutti.
W la Festa della Liberazione – W l’Italia – W Viterbo.
Chiara Frontini
Sindaca di Viterbo